Il monitoraggio civico e la reputazione dei partiti e delle amministrazioni

Alla conferenza finale del progetto EIBURS-TAIPS, ho avuto la possibilità di fare colazione con il professor Lucio Picci, dell’Università di Bologna. Lucio è uno studioso piuttosto famoso nel settore dell’e-government (con un occhio sempre attento alle questioni di governance), essendo stato anche senior scientist all’IPTS di Siviglia, uno dei centri di ricerca della Commissione Europea con un ruolo importante nella definizione delle politiche europee in campo ICT.
Il suo ultimo libro “Reputation-Based Governance” (“La governance basata sulla reputazione”), pubblicato dalla Stanford University Press, va ben oltre i concetti tradizionali di ICT applicata alle politiche pubbliche (come la trasformazione del modo in cui sono erogati i servizi pubblici). Lucio Picci immagina un mondo in cui ogni singolo dipendente pubblico e ogni istituzione pubblica (inclusi i contractors privati) ricevano un punteggio sulla base della reputazione che sono stati capaci di guadagnare, così come avviene nelle transazioni su eBay.

“Possiamo immaginare una situazione in cui le valutazioni sulle politiche ci consentono di calcolare delle misure di reputazione che si propagano non solo sulle pubbliche amministrazioni, i loro amministratori e le imprese che contribuiscono all’implementazione della politica, ma anche ai partiti politici responsabili di quella policy” (pag. 66)

E’ facile immaginare gli effetti positivi che questo scenario potrebbe avere nel processo democratico. Per esempio, le decisioni di policy potrebbero essere maggiormente basate su evidenze misurabili. Ma non solo: i vari attori sarebbero più facilmente identificabili, rendendo più difficili episodi di corruzione e la ricerca di rendite di vario tipo. Inoltre, l’organizzazione interna delle amministrazioni potrebbe giovarsi di una forma più aperta e trasparente, necessaria per la computazione dei vari indici di reputazione (includendo qui anche incentivi specifici legati alla carriera dei singoli dipendenti pubblici).

Ovviamente, in questo scenario futuro un ruolo cruciale è lasciato al cittadino, visto come valutatore ultimo dell’efficacia di politiche e progetti pubblici.

“La governance basata sulla reputazione può favorire un aumento della partecipazione pubblica consentendo forme di democrazia mista diretta-partecipativa”

“Il cittadino valuta i risultati di una politica. Diciamo che i cittadini che possono valutare la politica appartengono al “bacino di utenza” (constituency) di quella politica. Se quella politica è, ad esempio, un progetto per costruire una scuola, il suo “bacino di utenza” può essere definito come il gruppo di persone che vive nell’area intorno alla scuola, il personale che lavora in quella scuola, e gli studenti. Per opere pubbliche di rete, come un’autostrada, il “bacino di utenza” potrebbe includere anche persone che vivono ben lontano dall’opera” (pag. 67)

E’ interessante notare che il libro prende in considerazione due pre-condizioni perché questo scenario possa realizzarsi:

  1. La disponibilità di dati affidabili da parte delle amministrazioni (che, nel modello proposto da Picci, dipendono dall’azione delle unità funzionali “Policy” e “Publisher”). I dati dovrebbero essere efficaci e comprensibili, strutturati e machine-readable.  In particolare, le varie attività e ruoli dell’azione pubblica dovrebbero essere chiaramente identificabili, per permettere ai cittadini di accedere alle informazioni sulle politiche pubbliche e i loro costi in un “quadro ordinato” di policy.
  2. Una cittadinanza empowered e ben informata (di cui si occupa, nel modello, l’unità “Constituency”), capace di distinguere tra politiche bene e male implementate, e quindi di supportare i buoni amministratori.  In particolare, il giornalismo investigativo può facilitare l’empowerment dei cittadini, sia utilizzando i nuovi dati resi disponibili nell’ambito dello scenario proposto, sia focalizzandosi sui progetti più costosi o quelli valutati peggio dalla cittadinanza.

Così si arriva alle domande finali: tutto questo rappresenta una mera speculazione teorica? E inoltre: quanto siamo distanti dall’applicazione effettiva di uno scenario come questo?
Nel corso di quella colazione, ho realizzato a un certo punto che gli esperimenti di Monithon potrebbero essere il giusto passo in quella direzione.

Citizen Monitoring and the Reputation of the Government

At the final conference of the EIBURS-TAIPS research project, I had the chance to have breakfast with professor Lucio Picci from the University of Bologna.  Lucio is a well-known scholar in the e-government field, who have paid particular attention to governance issues. He served as a senior scientist at the Institute for Perspective Studies in Sevilla, Spain, which is one of the EU Commisson’s Joint Research Centers having an important role in shaping the EU policy in the ICT field.
His 2011 book Reputation-Based Governance – published by Stanford University Press – goes well beyond the traditional way ICTs are applied to the public policy domain (i.e. to transform public services provision). He images a world in which each public servant and  public institution (including private contractors) is given a score based on the reputation these actors were able to earn, just like it happens today during an eBay transaction.

“We could imagine a situation where the assessments of policies allow us to compute measures of reputation that propagate not only to the public administrations, their administrators, and the firms contributing to their execution, but also to the political parties responsible for the policies” (p. 66)

It’s easy to figure out some positive effects on the democratic process. For example, policy decisions could be more evidence-based, the single actor misbehaving could be easily identified (and this, in turn, might limit corruption and rent-seeking), public agencies’ internal organisation could benefit from a more open and accountable shape (including stronger career-concern incentives for public servants).

Obviously, in this future scenario a crucial role is given to the citizen, who is seen as the ultimate evaluator of public policies and projects.

“Reputation–based governance also lends itself to an increase of participation by allowing forms of mixed direct–representative democracy”

“[…] Citizens assess the outcome of a policy. We say that the citizens who may assess a policy belong to the constituency of that policy. […] If the policy is a project to build a school, its constituency could be defined as the group of people who live in the area where the school is located, the personnel working there, and the students. For network-type public works, such as freeway, the constituency may also include people who live far away from it.” (p. 67)

Interestingly enough, Picci’s book takes into consideration two main pre-conditions for this bottom-up evaluation to take place:

  1. The availability of reliable data from the government (the “Policy” and “Publisher” Units, as they are called in the functional model proposed by Picci).  Data should be effective and comprehensible, structured and machine-readable. In particular, the actions of public governance should be clearly identifiable, so that citizens are allowed to access information on policies and their cost in a “well-ordered policy landscape”.
  2. An informed and empowered citizenry (the “Constituency Unit”), able to distinguish between good and poorly executed policies and to support good administrators.  In particular, professional and investigative journalism could facilitate citizen empowerment. Firstly, it could use the newly-available data in a creative way. Secondly, it could focus on “those public administrations or officials whose activity are relatively more expensive or that systematically receive low assessments by the public” (p. 121).

So we come to the final questions. Is this just a pure speculative exercise? How far are we from real implementation of something like this?
During that breakfast, I soon realized that the Monithon experiments are maybe the right step in that direction.

AAA cercasi aiuto per i progetti di mobilità!

Dopo aver compilato il report sul collegamento Bari- Aeroporto abbiamo notato che le domande “standard” da compilare per l’invio dei report di monitoraggio possono essere specificate meglio a seconda delle tipologie di progetti – molto diversi tra loro – che si vanno a visitare.

In particolare, le caratteristiche dei progetti per la mobilità richiedono un’attenzione particolare ad alcuni aspetti. Questi interventi, innanzitutto, non possono essere georeferenziati solo con un punto, ma piuttosto necessiterebbero di essere  rappresentati con “linee” o “aree”. Inoltre si pone il problema di dover indicare i diversi comuni nei quali tali interventi ricadono e di poter fare una segnalazione in modo dettagliato lungo tutta l’infrastruttura o per tutto l’areale.

Poi, lo stato di crisi delle imprese edili determina spesso un rapido susseguirsi di aziende diverse in corso d’opera, dunque è utile verificare che i cartelli riportino i dati aggiornati e sarebbe interessante poter inserire foto/ video in momenti diversi, al fine di costruire uno storyboard degli stati di avanzamento del cantiere. Sarebbe utile qualificare la fonte dell’informazione (assessore, funzionario comunale, ingegnere, capo cantiere etc), per poterne valutare l’attendibilità, citando anche il nome e cognome dell’interessato (omettendolo dalla scheda pubblica). Si potrebbe anche richiedere facoltativamente il rilevamento decibel attraverso app gratuite per smartphone ed un feedback qualitativo, ad esempio su vari aspetti di efficienza del servizio, attraverso l’assegnazione di “stelle”.

Giulio di Chiara, civic hacker responsabile di Mobilita Palermo ed esperto di opere di mobilità, ha fatto alcune proposte per elaborare un modello di scheda di monitoraggio ad hoc per le opere di mobilità.

Abbiamo condiviso un documento con la “Scheda di monitoraggio sulle opere per la mobilità” su cui tutti possono collaborare commentando o modificando il testo inserendo le proprie proposte!

Il documento è composto da due parti: 1) una parte di indicazioni generali; 2) una seconda parte con domande aggiuntive e modifiche specifiche a monithon.eu che poi verranno implementate sulla piattaforma.
Ci diamo tempo una settimana, fino a Giovedì 12 Settembre, per raccogliere le vostre prime indicazioni e fare un test.
Vai direttamente al Google Doc per modificare o commentare!

Se da un solo brainstorming sono scaturiti così tanti spunti interessanti, possiamo essere certi che la sinergia di un maggior numero di intelligenze porterà a risultati migliori. Abbiamo già candidati per testare la nuova scheda attraverso un monithon sulla Metropolitana leggera di Sassari (proprio uno dei progetti segnalati dal Corriere della Sera e riportati su questo blog per ispirare futuri monithon).

Nel prossimo futuro, ci piacerebbe creare schede di monitoraggio calibrate su vari temi e sulla natura dell’investimento. Le informazioni che raccogliamo nelle schede di monitoraggio possono aiutare le Amministrazioni a programmare la buona politica del futuro, dunque più alta sarà la qualità della raccolta, più proficuo sarà il dialogo con le Amministrazioni stesse.

Attendiamo dunque i vostri suggerimenti!

“Che cos’è l’intelligenza collettiva? In primo luogo bisogna riconoscere che l’intelligenza è distribuita dovunque c’è umanità, e che questa intelligenza, distribuita dappertutto, può essere valorizzata al massimo mediante le nuove tecniche, soprattutto mettendola in sinergia. Oggi, se due persone distanti sanno due cose complementari, per il tramite delle nuove tecnologie, possono davvero entrare in comunicazione l’una con l’altra, scambiare il loro sapere, cooperare. Detto in modo assai generale, per grandi linee, è questa in fondo l’intelligenza collettiva”  Pierre Levy