#OPMeeting con Open Pompei e Libera: parte la mappatura dei beni confiscati alle mafie

Lo scorso fine settimana (8 e 9 Marzo) abbiamo deciso di “testare sul campo” una procedura di monitoraggio in stile Monithon per visitare non solo i progetti finanziati dalle politiche di coesione per il riuso sociale dei beni confiscati alle mafie, ma anche, per la prima volta, dei beni che NON ha ricevuto finanziamenti pubblici. Con le visite alla sede di Radio Siani e al Castello di Ottaviano inizia dunque un nuovo esperimento: migliorare la prassi del monitoraggio civico allargandosi al di là dei progetti finanziati dalle sole politiche di coesione (entrambi i beni visitati infatti sono beneficiari di finanziamenti di altra natura oppure dati in semplice concessione d’uso al gestore).
Comincia così un un intenso weekend di monitoraggio nel territorio di Napoli: sabato in giro a visitare i beni e domenica a mettere su carta i dati raccolti e le nostre impressioni
Relativamente al tema specifico dei beni confiscati, le informazioni che siamo andati a cercare si basano su un modello di scheda comune messa a punto in un gruppo di lavoro della giornata di formazione di Libera sul tema, che si è svolta a Roma lo scorso 25 Gennaio con rappresentanti delle esperienze di mappatura esistenti dell’Associazione Libera di tutta Italia, membri del team di OpenCoesione, un rappresentante dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla mafia e della Regione Toscana.
La scheda si trova ora qui, selezionando dal menu a tendina “seleziona il tipo di report” la voce “beni confiscati con altri finanziamenti o senza finanziamenti”.
La scheda di monitoraggio sottopone alla riflessione di alcuni temi complessi, quali la sostenibilità economica e l’impatto sociale delle attività che nel bene confiscato si svolgono, insieme all’analisi e alla raccolta di informazioni sul contesto territoriale. Informazioni non facili da reperire in un solo pomeriggio, ma che sono fondamentali per verificare questo tipo di attività.

Proprio questi aspetti hanno suscitato un vivace dibattito nell’ambito del gruppo di monithorers al momento della stesura del report. La critica più interessante che è stata mossa è la seguente: quanto nel corso di una visita di monitoraggio si può essere dettagliati o precisi nel valutare l’impatto economico e sociale su un contesto territoriale specifico di un progetto? Chiaramente condurre le necessarie analisi di sostenibilità economica o di contesto territoriale non è affare da poco: la complessità dei problemi che si intrecciano con maggiore urgenza nei territori meridionali – per es. abbandono scolastico, criminalità, assenza di attività culturali e ricreative, sottosviluppo economico, disoccupazione – impegna nella ricerca di una soluzione alcune delle migliori menti della nostra nazione.

Dunque qual è il contributo che un report di monitoraggio civico può apportare?

La risposta è… dipende!  Dipende innanzitutto dagli obiettivi che ogni azione di monitoraggio si pone, che possono essere molto diversi.  In questo caso, la sinergia tra Monithon, OpenPompei e Libera è nata allo scopo di contribuire a una mappatura organica e comparabile dell’utilizzo dei beni confiscati in Italia, che oggi non esiste!  E’ questa la mappatura – un mosaico composto dai tanti report di monitoraggio che abbiamo iniziato a scrivere – che vorremmo portare come contributo di conoscenza all’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati e al gruppo di lavoro del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica dedicato ai temi della legalità, che contribuirà alla progettazione delle azioni della programmazione comunitaria 2014-2020.
In questo caso, quindi, il report di monitoraggio non è un report di inchiesta e nemmeno una analisi di fenomeni territoriali complessi, ma questo non esclude che possa comunque riportare a volte spunti interessanti in queste direzioni. 

Inoltre, un report di monitoraggio può aiutare a migliorare il capitale civico e sociale dei nostri territori, cioè un altro dei problemi che si ritiene essere uno dei fattori principali del mancato sviluppo del Sud. “Fare rete”,  incontrarci, discutere insieme gli effetti di un progetto può aiutare ad accrescere la nostra consapevolezza dei bisogni e del potenziale di sviluppo dei luoghi in cui viviamo. Queste valutazioni non hanno nulla di “ufficiale”, né per forza scientifico, e non hanno la pretesa di diventarlo. Ma è comunque di fondamentale importanza divenire responsabili nei confronti di come viene investito il nostro denaro pubblico.

Ma non solo: dobbiamo divenirne responsabili insieme alle Pubbliche Amministrazioni, cui possiamo far giungere la nostra voce in forme di dialogo costruttivo ed informato, attraverso la nostra “relazione” su come loro stanno utilizzando le risorse di tutti per gestire – o incentivare l’utilizzo – dei beni comuni.

Risvegliare il senso civico con un “monithon”

L’ 80% dei cittadini italiani, tra un’apatia politica e un disservizio sotto casa, finisce quasi sempre per disinteressarsi completamente della vita della città, subendo passivamente i cambiamenti che si avvicendano. Non che questa apatia diffusa sia sempre ingiustificata…

Ma andando al nodo della questione, la vera sfida che noi cittadini possiamo lanciare a noi stessi è: “come ci riappropriamo dei nostri territori?”.

Responsabilizzandoci.

Da più di 6 anni faccio attività di monitoraggio a Palermo sui temi della mobilità e delle infrastrutture con Mobilita Palermo. Da qualche mese invece ho piacevolmente scoperto che a livello nazionale qualcosa si muove, grazie ad OpenCoesione e Monithon che permettono alla signora Maria Catalano del piano di sotto di scoprire autonomamente come vengono spesi parte dei fondi pubblici (OpenCoesione) e rilasciare un giudizio critico/propositivo su un determinato intervento (Monithon).

Ho subito rilanciato la sfida proponendo un monithon su un’opera ferroviariaun monitoraggio concentrato in una giornata, richiamando alle armi amici e colleghi più o meno distanti al tema della mobilità ferroviaria, cercando di verificare la loro disponibilità al contagio.

Voglio raccontare qui le mie sensazioni positive in merito, senza che queste abbiano la pretesa di divenire bibbia, bensì possano servire da spunto per ulteriori contributi e confronti. Sebbene le amministrazioni centrali abbiano l’assoluto dovere di programmare al meglio i fondi pubblici e fungere da “controllori” sulla corretta attuazione di ogni singolo intervento, noi cittadini non possiamo certo esimerci dall’essere partecipi nel processo verificando la presenza di eventuali anomalie e effettuando le giuste osservazioni e pressioni laddove necessario.

Nella mia personalissima esperienza, quando coinvolgi gente apparentemente disinteressata, bisogna “giocare” d’anticipo come in un gioco di ruolo per raggiungere il proprio obiettivo, il coinvolgimento appunto. In primis, devi mostrare tutto il tuo entusiasmo per catturare la loro attenzione nei primi 10 secondi di conversazione. Non puoi pretendere che balzino sulla sedia per una cosa che disconoscono quasi completamente.

Bisogna fargli traguardare subito l’obiettivo, cosicchè non pensino sia la solita perdita di tempo e continuino a dedicarti minuti della loro attenzione. Nel mio caso, il fine annunciato era la produzione di una ”pagella” dell’opera infrastrutturale Anello Ferroviario, utile agli spostamenti intraurbani. Ciò fatto, si è innescato quasi automaticamente nei miei interlocutori il desiderio di poter esprimere un giudizio in merito (che forse è lo sport più diffuso in Italia), con la convinzione che questo avesse il giusto eco e spazio nella pubblicazione finale.

Catturata l’attenzione, non bisogna spaventarli con compiti e fatiche da compiere (è pur sempre un’attività ritagliata in momenti liberi della giornata), ma spiegar loro il ruolo che dovranno ricoprire (chi intervista? chi scrive? chi si occupa di approfondire la vicenda amministrativa? e quella finanziaria?). E’ sicuramente un buon modo per responsabilizzarli e farli sentire importanti e partecipi alla causa.

Così, quando i monitoranti sono in procinto di gonfiarsi il petto pronti a sparare fuori tutto ciò che avrebbero sempre voluto dire, bisogna fermarli e guidarli un attimo: per poter giudicare, meglio informarsi un pò di più. E’ un passaggio indispensabile per un monitoraggio corretto, nonchè un rischio grande da correre, perdere la loro disponibilità. In tal senso, ritengo che un gruppo di monitoraggio debba avere sempre qualcuno al timone.

Tornando al reperimento delle informazioni, per i neo-monitoranti è importante facilitarli nell’organizzazione di incontri e interviste, magari fornendo loro i contatti utili o le attrezzature occorrenti. In questo modo potranno concentrarsi sui nodi principali da sviscerare. Se l’intervistato scelto risulterà competente e disponibile, sarà decisamente più facile lasciare che le informazioni escano fuori dal discorso che sarà nato nel frattempo.

L’amico monitorante sarà in qualche modo “inondato” e affascinato da racconti, analisi e ricostruzioni che lo aiuteranno a rivedere il proprio punto di vista, a smontare o confermare la propria tesi iniziale. Durante questa attività avrà metabolizzato informazioni terminologie che fino a poco tempo prima ascoltava con distacco e interesse, creando i giusti collegamenti: capitolato d’appalto, ente appaltante, stato avanzamento lavori, responsabile unico progetto, etc. etc.

Il coinvolgimento darà i suoi frutti poi nelle conclusioni finali che sicuramente terranno conto di questa nuova esperienza e di una presa di coscienza maggiore sul tema.

La chiusura del cerchio si otterrà con una positiva valutazione dell’esperienza che, nella migliore delle ipotesi, porterà l’amico monitorante a sollecitare le amministrazioni competenti nei casi in cui si verifichino disservizi o anomalie, pretendendo più in generale che gli obiettivi prefissati dalle istituzioni siano perseguiti correttamente nei tempi stabiliti.

Più nel quotidiano, potrà sentirsi orgoglioso di spiegare alla moglie il perchè l’Anello Ferroviario è un progetto con 9 anni di ritardo, notizia appena lanciata superficialmente nel tg delle 13:30, mentre la famiglia era seduta a tavola davanti un piatto di spaghetti fumanti.

Questa ricostruzione è un pò il caso limite, il meglio che a mio avviso possa verificarsi. Se ci riflettiamo, soltanto quando siamo preparati su un argomento riusciamo ad essere protagonisti in un dibattito. E soltanto quando abbiamo compreso fino in fondo il perchè di un fatto siamo più propensi ad approfondirlo. Riscoprire interesse verso temi apparentementenon convenzionali è un’attività propedeutica ad una maggiore cognizione collettiva della città e delle scelte strategiche applicate ad essa dalle amministrazioni.

Ma visti i tempi e i contesti attuali, non possiamo pretendere che i cittadini approccino sempre e volontariamente il mondo che gravita attorno la vita di un centro urbano, motivo per cui ricorrere ad attività strutturate e guidate come il monitoraggio può essere un ottimo punto di partenza.

Non ci sono obiettivi numerici da raggiungere. Ogni cittadino in più che verrà coinvolto sarà il risultato.

Controllare il controllore è la vera sfida e spetta a noi.

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