Mappatura dei beni confiscati alle mafie: la visita a Radio Siani (Ercolano)

A volte le cose si incrociano e si sovrappongono, generando cose nuove.

Esiste il progetto Open Pompei . Esiste il progetto Monithon, e dentro Monithon esiste un gruppo di monitoranti che ha deciso di concentrarsi sul tema del riuso dei beni confiscati alla criminalità organizzata. E siccome questa tipologia di beni c’è anche nell’area vesuviana, sulla quale gravita Pompei, e siccome c’é bisogno, per tanti motivi, di dare una spintarella al progetto Open Pompei, perché non unire le tre cose? Ed ecco che una quindicina di persone a vario titolo impegnate sui temi del civic hacking, del monitoraggio civico, degli open data si ritrova in un bel sabato di sole nel centro di Napoli per organizzare un monitoring party su tre beni confiscati alla camorra fra Ottaviano ed Ercolano. Qui il resoconto “tecnico” della tre giorni, della redazione di Monithon.

E infatti: dopo aver fatto un punto generale del perché siamo lì e cosa dobbiamo fare, partiamo. Il Castello della Legalità  di Ottaviano, già abitazione del capo Raffaele Cutolo, accende l’immaginario collettivo di molti, che si dirigono verso quella meta, anche perché il secondo bene da monitorare, il Museo All’aperto , è proprio lì accanto, e si può fare un viaggio solo. Io, Alessia, Betta e Valentina ci dirigiamo invece verso Ercolano.

La nostra meta è Radio Sianiqui si trova il nostro “report di monitoraggio civico” con tutte le informazioni che abbiamo raccolto.

Radio Siani  è una stazione radiofonica gestita da un gruppo di giovani attivisti stanchi di avere paura della guerra di camorra e di vedere il nome del proprio paese comparire sulle prime pagine dei giornali solo per la conta quotidiana di morti ammazzati. La Radio è collocata in un appartamento confiscato nel 2009 all’allora capo emergente di Ercolano.

Il bene da monitorare l’ho quasi scelto io. Avevo 19 anni e studiavo a Napoli quando Giancarlo Siani , un giornalista precario che faceva solo il suo lavoro con più curiosità e scrupolo di altri, fu ucciso dalla camorra con un agguato sotto casa. Ricordo la violenta emozione che mi prese quando lessi la notizia su Il Mattino, quella foto sparata a nove colonne, e la certezza che quel ragazzo poco più grande di me, di cui non sapevo nulla fino a quel momento, sarebbe diventato il mio eroe ed un punto di riferimento costante. Mi è sembrato un segno del destino, poter entrare in un luogo dedicato lui, dopo così tanti anni.

La Ercolano che ci si para davanti – mi spiace dirlo –  è veramente un brutto posto. La strada che percorriamo per arrivare a Radio Siani Radio è un unico susseguirsi di palazzi vecchi, cadenti, slabbrati, scorticati e sporchi. Anche l’androne del palazzo è fatiscente e buio. Per fortuna ad aprirci la porta c’é Giuseppe. Ha una bella faccia pulita su cui ha fatto crescere la barba, forse per provare a sembrare più vecchio (e più temibile) ma ha meno di 30 anni e mi conquista subito. Ci racconta la storia del bene, la lunga sanguinosa guerra di camorra precedente alla confisca, la nascita quasi casuale e poi via via più forte di una coscienza civica cittadina, coagulatasi Intorno a Radio Siani. Ci racconta le molte attività di cui si sono fatti portatori, i laboratori, il lavoro con le scuole, la rete di associazioni civiche con le quali sono collegate. Ci racconta i successi (le mamme di famiglie legate alla camorra che dopo molta diffidenza oggi portano a Radio Siani i loro figli, ” Così almeno sono lì, invece che in mezzo ad una strada “), gli insuccessi (difficoltà a farsi ascoltare dall’Amministrazione, soprattutto) e le speranze, prima fra tutte quella di poter vivere di questo impegno. 

La discussione sui contenuti delle schede, il giorno dopo, si accende di molte visioni diverse. Sentiamo tutti forte la responsabilità di quello che racconteremo e di quello che ci hanno raccontato i gestori dei beni con i quali abbiamo parlato. Fermo restando – come ci ricorda Paola – che l’obiettivo primario di Monithon è quello di mobilitare la coscienza civica dei cittadini, in particolare per il monitoraggio dei beni confiscati alla criminalità organizzata emergono prepotenti alcune esigenze:

  1. Avere maggiori informazioni sui beni confiscati e non ancora assegnati; non solo dove sono e di che tipo sono, ma anche per esempio in che condizioni sono e se ci sono “eredità” scomode quali utenze non pagate o ipoteche;
  2. Avere maggiori informazioni sulle imprese per i lavori di ristrutturazione o di manutenzione; non di rado è capitato che le imprese chiamate a ristrutturare i beni abbiano fatto opera di boicottaggio montando porte o pannelli solari al rovescio, impianti elettrici non a norma, tubi danneggiati e così via. Tempo e soldi buttati e la camorra che è uscita dalla porta per rientrare dalla finestra: l’ideale sarebbe avere una “lista bianca” di imprese dichiarate virtuose sulla base della qualità e puntualità ed economicità dei lavori effettuati.

Lasciamo Napoli con molte idee che ci girano in testa. E – ancora meglio – con un sacco di amici nuovi con i quali rivedersi al più presto. Per andare avanti.

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