Le comunità di Monithon

Sabato 14 Giugno a Bologna siamo stati invitati al primo Festival delle Comunità del Cambiamento organizzato da RENA, associazione con cui stiamo già collaborando su progetti molto interessanti come il monitoraggio del Borgo la Martella e della scuola di Via Bramante a Matera, grazie a Mariella Stella. Alcuni di noi monithoners saranno presenti per portare i “progetti fatti” e l’impatto che finora abbiamo generato.  Ma soprattutto per condividere l’esperienza di come – viralmente e in modo volontario, con il passaparola e i media civici – si sono create negli ultimi mesi “comunità di monitoraggio civico” dei progetti pubblici.

Monithon al servizio delle comunità.  Nessun formalismo: chiunque può partire, oggi, con le esplorazioni sul proprio territorio, contribuendo all’iniziativa nazionale. Il metodo (a partire dal nostro toolkit) e gli strumenti per il monitoraggio civico sono a disposizione di tutti. Tutti infatti possono “fondare” una comunità locale in modo totalmente libero e indipendente: così sono nate, ad esempio, “Monithon Calabria”, “Monithon Piemonte” o “Monithon Potenza”.   Grazie alla maratona di monitoraggio del 22 febbraio 2014, durante l’Open Data Day, le comunità si sono moltiplicate (di seguito le slide presentate al raduno del 28 marzo di Spaghetti Open Data). Alcune si sono create ad-hoc per l’evento o per monitorare singoli progetti di interesse, altre sono associazioni già esistenti.


Dove sono le comunità di monitoraggio?
    Prevalentemente nel Mezzogiorno, dove si concentra circa l’80% dei fondi per la coesione territoriale e dove i progetti da monitorare sono centinaia di migliaia e coprono quasi tutti gli ambiti di possibile intervento pubblico. Cagliari, Palermo, Cosenza (dove è nata l’associazione spin-off Monithon Calabria), Bari, Matera, Potenza (e altri centri in provincia), Napoli e Salerno sono le principali città del Sud dove si sono attivati gruppi di “cittadini monitoranti”.  Ma non solo al Sud: Torino, Finale Emilia e Bergamo si sono date da fare durante l’ultimo Open Data Day.

Coinvolgere le associazioni locali.  Tanti “monitoraggi” – con metodi diversi – vengono fatti ogni giorno da tante associazioni, blog e comunità informali attive a livello locale. Coinvolgerle in un metodo comune può aiutare a generare massa critica e favorire il dialogo con le istituzioni. Ad esempio, Giulio Di Chiara dell’associazione Mobilita Palermo e un nutrito gruppo di cittadini ha scelto di analizzare il cantiere dell’anello ferroviario, pubblicando un’inchiesta che ha avuto già parecchia risonanza. A Cagliari Sardinia Open Data ha monitorato un progetto di pista ciclabile, coinvolgendo anche Città Ciclabile ed Amici della Bicicletta, coniugando così l’interesse per la mobilità sostenibile al mapping party ed all’implementazione dati su OSM.

Fare rete con le realtà nazionali esistenti. E’ il caso, tra i vari, di Libera, con cui da alcuni mesi è attiva una collaborazione per la mappatura e il monitoraggio dal basso dei beni confiscati alle mafie, e in particoalare quelli che ricevono finanziamenti europei. Teniamo molto anche alla sinergia con Action Aid, che ha incluso ambiziosamente il tema dell’empowerment dei cittadini tra i propri obiettivi istituzionali. Un esempio su tutti: il loro progetto di monitoraggio civico OpenRicostruzione ha monitorato le imprese di Finale Emilia beneficiarie di fondi europei per la ricostruzione post-sisma situate nel centro storico. In collaborazione con il progetto OpenPompei è stato organizzato un weekend di monitoraggio su alcuni beni confiscati alla camorra nella provincia di Napoli nell’ambito della mappatura collettiva che coinvolge, oltre a Libera e altre associazioni, la bellissima iniziativa di civic hacking Confiscati Bene.

Coinvolgere i cittadini di domani.  Molte scuole sono state già coinvolte nei monitoraggi durante la maratona del 22 febbraio,  in particolare a Potenza e provincia grazie al lavoro di APOF-IL. La redazione centrale di Monithon ha poi supportato alcuni licei romani nel monitoraggio della riqualificazione del mercato di Porta Portese, instaurando una bella collaborazione con la Regione Lazio (che ha annunciato una nuova edizione per il prossimo anno) e LAit.

Il metodo Monithon è inoltre parte integrante del progetto A Scuola di OpenCoesionepercorso innovativo di didattica interdisciplinare rivolto alle scuole secondarie superiori. Sette scuole da Trento a Palermo hanno partecipato nell’anno scolastico 2013/2014 ad una sperimentazione didattica.

In parte sviluppato come un MOOC (Massive Open Online Courses) il percorso è costruito sull’alternanza tra lezioni online, momenti in presenza dei gruppi classe con il  team dedicato, visite di monitoraggio ed eventi pubblici. Cittadinanza consapevole tramite attività di monitoraggio civico dei finanziamenti pubblici, impiego di tecnologie di informazione e comunicazione,  uso dei dati in formato aperto (open data): sono queste le colonne portanti del progetto, mirato a conoscere e comunicare in modo innovativo l’impatto delle le politiche di coesione nei luoghi in cui viviamo. Nato da un accordo tra il tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca [MIUR] e il Ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica [DPS], A Scuola di Open Coesione ha l’obiettivo di coinvolgere sempre più scuole. 

Tutte le scuole interessate al progetto sono invitate alla partecipazione, come si legge in questa circolare del MIUR (anche iscrivendosi a questo form). Mentre le comunità che intendono supportare il progetto possono segnalare il loro interesse qui.

Le questioni aperte. Monithon è nato da un’idea di alcuni cittadini che lavorano a OpenCoesione, il portale del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica. Parecchi monithoners a Roma e nei territori conoscono bene i meccanismi di finanziamento e di gestione dei progetti pubblici, e possono aiutare a rendere i risultati di monitoraggio visibili alle amministrazioni responsabili, per generare impatto sulle decisioni. Costituire su monithon una “massa critica” a livello nazionale di dati, informazioni e suggerimenti aiuta poi a superare i tipici ostacoli e reticenze che si incontrano a livello locale, facendo leva sulla disponibilità dei dati molto dettagliati sui singoli progetti finanziati dalle politiche di coesione sul portale nazionale OpenCoesione.

Quali meccanismi sistematici possiamo immaginare per veicolare il feedback verso le amministrazioni? Cosa può fare la “redazione nazionale” di monithon e cosa possono fare le comunità locali per stimolare l’utilizzo dei dati raccolti per migliorare l’attuazione delle politiche pubbliche? Come coinvolgere efficacemente i media? Queste sono alcune delle questioni che porteremo sabato al Festival del Cambiamento. Ci vediamo a Bologna! 

Il tempo fugge, e c’è chi lo insegue. A Palermo

Io da grande vorrei fare il pompiere, il cantautore, il titolista di un quotidiano, l’autore di Blob e l’insegnante. Anzi, per meglio dire, il tutore e guidare gli studenti nel loro curriculum di studi.
Avere visto il 6 giugno la presentazione del progetto “Tempus fugit“, realizzato dagli studenti del Liceo Scientifico Statale “S. Cannizzaro” di Palermo nel contesto di ” A Scuola di OpenCoesione” (ASOC), ha rafforzato il mio desiderio. Da grande.

Il liceo Cannizzaro, ed in particolare la classe “VE”, ha avuto il privilegio di essere scelta per partecipare a questo percorso innovativo di didattica interdisciplinare, centrato su educazione civicacompetenze digitali,statistiche data journalism.
Ripetete con me “educazione civica, competenze digitali, statistiche e data journalism”.
Se penso all’accostamento tra queste parole e un gruppo di  studenti del liceo, mi manca il fiato, perché è un meraviglioso obiettivo formativo, una grande occasione per ragazzi e docenti e humus per i terreni che batteranno.
Ai miei tempi, al liceo, non c’era nemmeno il laboratorio di informatica (sono vecchio) e non abbiamo mai lavorato a progetti ricchi come quelli di ASOC, che stimolano molto il senso critico e il problem-solving e rafforzano le capacita di lavoro di gruppo e le abilità interpersonali e comunicative.

Ma torniamo “A Scuola di OpenCoesione”. È il frutto di un accordo tra il “Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca” e il “Ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica” e si rivolge alle scuole secondarie di ogni tipo. Il primo ciclo di sperimentazione ha interessato 7 istituti di istruzione distribuiti lungo lo stivale (Palermo, Napoli, Bari, Roma, Firenze, Bologna, Trento).

Il tema di fondo del progetto di Palermo è quello dei “trasporti“, ed in particolare l’attenzione si è concentrata sui tempi di percorrenza dei vari mezzi di locomozione cittadini del presente e del futuro. E’ stata infatti condotta un’analisi anche sulle tramvie attualmente in costruzione a Palermo.
Gli studenti sono partiti dall’analisi dei dati sugli investimenti programmati nel ciclo 2007-2013 (interventi delle politiche di coesione territoriale), che hanno trovato su OpenCoesione. Hanno poi effettuato un monitoraggio civico, andando in visita al deposito dei tram e realizzando una piccola indagine giornalistica sullo stato dei lavori e sul progetto tramviario in generale.

“Tempus fugit” ci è stato raccontato dalle voci degli studenti coinvolti ed in particolare da MarcoEnrico Paola.

Marco ci ha introdotto il progetto nei termini più generali e ci ha presentato “CaTRAMiati“. In siciliano “catamiati” vuol dire “datti una mossa”, e l’unione con Tram ha dato vita al nome del gruppo di lavoro che si sono dati gli studenti.
Enrico ci ha illustrato il monitoraggio fatto, i dettagli tecnici dell’ispezione, di come il deposito dei mezzi sarà anche la sede della struttura di monitoraggio digitale dell’impianto e sottolineato come il centro storico di Palermo non sia adatto (per ragioni di spazio disponibile) ad accogliere una linea tramviaria a due binari.
Paola infine ci ha descritto le modalità con cui il gruppo ha effettuato un confronto, in termini di tempi di percorrenza, tra tre modalità di spostamento differenti: l’automobile, il tram e i mezzi pubblici gommati. Il tram è risultato quello più conveniente.

tempus_fugit_02

I ragazzi hanno calcolato i tempi in automobile facendo un test su strada, quelli in tram li hanno ricavati dai documenti di progetto e quelli in autobus da Google Transit.
L’AMAT, la municipalizzata al 100% del Comune che gestisce il trasporto pubblico, ha infatti fornito alla multinazionale tutti i dati su tempi, percorsi e fermate delle linee, e quindi è possibile ricavare da Google Maps i tempi stimati di percorrenza degli autobus. Stranamente però questi dati non sono ancora disponibili anche in formato aperto. Sono stati richiesti anche dagli studenti di “Tempus fugit” e il direttore dell’AMAT ha fatto sapere che nulla osta al rilascio e sarà fatto. Una bella notizia.
I ragazzi hanno così avuto il piacere di fare anche una piccola azione di civic hacking, avendo la soddisfazione di un risultato positivo.

La presentazione del progetto è stata fatta presso la sede del liceo. Oltre agli studenti, erano presenti i docenti che li hanno seguiti localmente, la preside della scuola, alcuni dei responsabili del progetto di “A scuola di Open Coesione”, dei funzionari regionali del “Dipartimento Regionale della Programmazione”, un rappresentate del team Open Data del Comune di Palermo e dei rappresentanti della società civile che si spendono per diffondere il valore dei dati aperti.
Tra tutti questi attori c’è stato un bel dibattito di cui mi piace evidenziare alcuni dei concetti emersi:

  • il valore grande di questo progetto è il metodo, “un metodo di vita” che sarà utile per tante altre occasioni e che aiuterà questi ragazzi ad essere dei cittadini migliori;
  • proprio per questo valore, si è sottolineato come questo tipo di attività dovrebbe diventare curriculare, ed essere replicata annualmente;
  • chi ha partecipato ad ASOC deve darne evidenza nel proprio curriculum vitae, perché costituisce un’esperienza importante e “moderna”;
  • l’esperienza più nuova e giudicata più importante dagli studenti è stata quella del confronto con la “burocrazia” e con i dati, visti non più come qualcosa di freddo e noioso, ma come elementi che contribuiscono a fare crescere la propria conoscenza.

Il Cannizzaro di Palermo è stato il mio liceo scientifico e la mia sezione è stata proprio la “E”.
Sicuramente queste strane coincidenze mi hanno fatto vivere con particolare emotività il racconto del gruppo CaTRAMiati, ma venerdì sono uscito dal Cannizzaro avendo il futuro davanti a me, molto vicino e sono tornato a casa sereno.
Spero che questo progetto diventi contagioso, e infetti il prossimo anno scolastico.