Il monitoraggio continuo della scuola di via Bramante a Matera

Durante il monitoraggio del teatro del Borgo La Martella (qui il report) per l’Open Data Day dello scorso Febbraio, nacque l’idea di un’azione civica che ora inizia a muovere i suoi primi passi: il monitoraggio continuo della scuola di via Bramante, che sarà coordinato durante il suo svolgimento da RENA e da alcuni studenti della Summer School Rena 2014.
Entrambi i progetti rientrano nel Piano Nazionale Città, finanziato nel 2012 dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la rigenerazione delle aree urbane degradate. A Matera l’area urbana oggetto dell’intervento è quella del Borgo La Martella, nato negli anni Cinquanta a seguito dello sgombero dei Sassi, la cui progettazione e creazione fu curata dalla Commissione per lo studio della città e dell’agro di Matera, istituita da Adriano Olivetti.

La vicenda in breve
La scuola di Via Bramante in realtà non è ubicata in Borgo La Martella, ma lungo un asse viario che lì conduce. Essa è stata chiusa con ordinanza sindacale nell’agosto 2012 perché giudicata inidonea dal Centro di competenze sul Rischio Sismico della Regione Basilicata.
Come già scritto, la Scuola di Via Bramante fu fatta rientrare nel Piano Nazionale Città. Nel Gennaio 2013 Matera ricevette il via libera dalla Cabina di Regia del MIT: venne da subito costituito dai genitori degli studenti dell’ex-plesso di via Bramante un Comitato per seguire l’andamento dei lavori di riqualificazione. Nonostante una petizione di cittadini avesse espresso parere favorevole per il recupero della struttura, il 15 Marzo 2013 la Giunta Comunale deliberò che la scuola fosse abbattuta e ricostruita,. L’allora Assessore all’Urbanistica del Comune di Matera, Ina Macaione, spiegò tale scelta come necessaria, in quanto l’edificio non era idoneo né dal punto di vista energetico né in relazione alle nuove linee guida della didattica. Il progetto preliminare, approvato il 7 giugno 2013, prevedeva la realizzazione di un istituto omnicomprensivo, composto da 4 aule per la scuola materna, 10 per le elementari e 6 per le scuole medie. Alla scuola vennero destinati 4,5 milioni di euro da fondi ministeriali più 740.000 euro del Comune di Matera. In fase di quantificazione della spesa, si giunse tuttavia alla conclusione che la dotazione finanziaria per il progetto fosse inadeguata alla realizzazione di quanto preliminarmente previsto. Nello scorso 14 Maggio il Comune di Matera ha inviato alla Regione Basilicata una richiesta di finanziamento integrativo: si chiede di ridestinare al progetto già predisposto per la scuola di via Bramante i 3 milioni che avrebbero dovuto finanziare la messa in sicurezza e ristrutturazione di un’altra scuola della città, la scuola media Torraca di Via A. Moro.
In attesa dell’eventuale finanziamento integrativo, con delibera di giunta n.00238-2014 del 09/07/2014 il Comune di Matera ha deciso, per motivi di disponibilità finanziaria, di realizzare solo l’edificio destinato a scuola materna ed elementare,  in attesa del finanziamento integrativo per la scuola media, l’auditorio e la biblioteca. Qui il bando pubblicato in data 29 Ottobre 2014, con tutta la documentazione integrativa.

Il “monitoraggio continuo”
L’Associazione RENA, dopo aver coordinato il monitoraggio relativo ai lavori di Borgo La Martella, ha deciso di organizzare un focus specifico sul caso della Scuola di via Bramante.
La Summer School è stata il punto di partenza per un dialogo orizzontale tra i cittadini e l’amministrazione, per un confronto diretto tra due portatori di interessi simili e diversi ad un tempo, che spesso fanno fatica a capirsi vicendevolmente. L’incontro è stato il primo passo per facilitare un dialogo con le Istituzioni che spesso trova nei rispettivi linguaggi ostacoli comunicativi significativi, benché da entrambe le parti ci sia la voglia di risolvere i problemi e si lavori nella stessa direzione.
Tale processo ha consentito soprattutto ai cittadini di leggere in maniera corretta le dinamiche istituzionali, di fungere da stimolo costruttivo per l’accelerazione dei processi amministrativi e di innescare forme di monitoraggio dei lavori più efficaci.

La condivisione attraverso questo blog delle evoluzioni del monitoraggio continuo della scuola di Via Bramante è uno di questi processi innescati e potrebbe portare alla realizzazione di una sorta di raccolta di spunti operativi per altri cittadini che si vogliono attivare per lo sblocco o l’accelerazione di progetti importanti che fanno fatica ad arrivare al traguardo.

Primi passi del monitoraggio continuo.
Il progetto della scuola di via Bramante non è presente in OpenCoesione: tuttavia il Piano Nazionale Città è stato in parte finanziato con Fondi PON Reti e Mobilità, poi confluiti nel Piano Azione e Coesione. Ed infatti alcuni dei progetti del Piano Nazionale Città di Matera sono presenti sul portale governativo.
All’inizio erano previsti sette interventi (come potete vedere nell’immagine): sia la scuola di Borgo La Martella (qui la scheda su OpenCoesione) che quella di Via Bramante, housing sociale, verde, farmacia e ambulatorio, teatro.
Poi l’intervento sembra essere stato ridimensionato a soli quattro progetti: housing sociale, verde, teatro e scuola di via Bramante. In una conferenza stampa dello scorso 6 Agosto l’attuale Assessore all’Urbanistica Pasquale Lionetti ha dichiarato: “Il finanziamento complessivo di 8.940.000 euro venne ripartito in quattro capitoli: Borgo La Martella, realizzazione di 8 alloggi di edilizia pubblica (1.780.000 euro); Riqualificazione teatro biblioteca (1.892.051,87 euro); Verde attrezzato e infrastrutture (846.936,88 euro); scuola di via Bramante (4.420.000 euro)”.

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Dunque una delle prime domande cui si vuole provare a dare una risposta è se c’è stata una riprogrammazione dei fondi del Piano Nazionale Città ed in base a quali parametri è stata fatta.

Inoltre due primi obiettivi per i monithorers della scuola di via Bramante potrebbero essere questi.

Scuola 2.0 ed ecosostenibile
L’allora assessore all’urbanistica, Ina Macaione, in occasione della presentazione alla stampa della convenzione firmata col Ministero delle Infrastrutture il 27 Agosto 2013, aveva presentato la futura scuola come il primo edificio scolastico 2.0 del Sud Italia, le cui realizzazione sarebbe stata improntata a questi principi: “risparmio energetico, massimo soleggiamento, verde, tempi e costi controllabili, economicità, velocità e sostenibilità” (qui il comunicato stampa).

Relazione illustrativa e tecnica
Il primo passo per capire se la promessa di realizzare la prima scuola 2.0 ed ecosostenibile del Sud Italia sarà mantenuta, potrebbe essere proprio la disamina della documentazione allegata al bando.  In attesa che il Capitolato di Appalto ci fornisca indicazioni più specifiche sul programma operativo per la consegna dei lavori e sulle consegne parziali, in maniera da poter provare a definire un calendario di visite al cantiere o incontri col RUP per verificare l’andamento dei lavori.

Nella relazione illustrativa sono riportati:

  • indirizzi della progettazione;
  • descrizione dei criteri e delle scelte progettuali;
  • il progetto delle aree verdi.

Nella relazione tecnica, a pag. 10, c’è una descrizione più dettagliata degli indirizzi di progettazione degli impianti tecnologici della futura scuola, con  un paragrafo dedicato a “dati e connessione”.

“Il nuovo sistema educativo si fonda sempre più sulla facilità di accesso alle informazioni e sulla possibilità di una loro immediata elaborazione. Pertanto è fondamentale progettare una buona connessione dell’edificio scolastico alle reti dati con agevoli accesso alle reti all’interno degli spazi. E’stata prevista un’ottima connessione alla rete sia via cavo che attraverso una wifi diffusa in tutti gli ambienti, oltre che molte prese elettriche per l’alimentazione delle dotazioni hardware (LIM, tablet, computer, periferiche, e-book reader ecc.).”

to be continued..

 

Se la crescita è un termine …

I termini economico-finanziari sono complessi perché lo sono i concetti che veicolano. Oscuri per il/la cittadino/a comune come “deflazione” oppure apparentemente chiari come “crescita”. Sono termini sempre più spesso usati dai media per descrivere la situazione economica italiana il cui esatto significato dovrebbe essere reso comprensibile dalla comunicazione pubblica e dagli stessi media.

E’, infatti, proprio un compito dei comunicatori pubblici, a livello della Ue come del più piccolo comune, far capire a tutti le terminologie specialistiche dei documenti istituzionali, spiegandole attraverso parole comuni, senza perdere infomazioni significative banalizzando i concetti. I comunicatori e le comunicatrici delle PA devono saper gestire le informazioni istituzionali dei documenti programmatici ed amministrativi in testi usabili per media differenti, con linguaggi semplici non solo per chi vuole fare impresa, ma anche per i tanti e le tante “umarells”, non esperti/e del lessico unionale della finanza pubblica, che vogliono interessarsi della cosa pubblica.

Chi vuole monitorare le spese delle opere realizzate con gli investimenti pubblici deve poter accedere a documenti di facile lettura e comprensione; oltre al fatto di poter trovare i dati economico-finanziari allineati, vale a dire uguali perché sincronicamente aggiornati, quando consulta le fonti istituzionali della filiera delle PA coinvolte nella realizzazione del progetto osservato.

Al momento l’Unione europea ha sviluppato  una banca dati multilingue ma i loro principali utenti sono i traduttori. Risorse come la banca dati mutilingue del Parlamento europeo, sono poco conosciute da chi si occupa di comunicazione e di giornalismo. Queste risorse vanno ampliate e sviluppate per diventare strumenti di conoscenza e di divulgazione delle terminologie specialistiche, a partire da quella economica-finanziaria che riguarda la gestione dei progetti e degli investimenti pubblici.

Quali sono le risorse terminologiche dell’Unione europea? Come usarle? Come rendere più efficace la comunicazione della strategia Europa 2020?

Ne discuteremo venerdì 7 Novembre, dalle 9.30 alle 13.30, nell’aula magna di Scienze Politiche dell’Università di Salerno, all’incontro di studio

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L’iniziativa ha principalmente due obiettivi: da un lato aprire un confronto scientifico sugli strumenti per conoscere e divulgare la terminologia dei documenti istituzionali dell’Unione Europea per renderli più comprensibili; dall’altro cercare di avviare una riflessione con i professionisti dei media su come comunicare per facilitare l’accesso alle opportunità della strategia Europa 2020 e puntare, così, alla crescita.

E’ il primo appuntamento del ciclo di ince ho ideato per accrescere la formazione degli studenti del mio corso “Comunicazione pubblica e linguaggi istituzionali” e del dottorato di ricerca sulle Scienze della Comunicazione del Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione dell’Università di Salerno. Gli incontri di studio saranno realizzati in collaborazione con Ass.I.Term, Associazione italiana per la Terminologia e con Realiter, la Rete panlatina di terminologia, con il patrocinio di Cittalia, Fondazione ANCI Ricerche, e Termcoord, l’Unità di Terminologia del Parlamento europeo.
Ovviamente saranno ben accolte altre collaborazioni e patrocini 🙂

 

L’immagine è una word cloud del regolamento generale sui Fondi strutturali europei 2014-2020 (CC-BY Luigi Reggi).

Monithon tra i finalisti per l’ODI Open Data Award!

Nuntio vobis gaudium magnum! Monithon è nella lista dei possibili vincitori per l’Open Data Award dell’Open Data Institute! 
La cerimonia si svolgerà a Londra nella sera del 4 Novembre, come evento di chiusura dell’ODI Summit: due giorni di conferenze ed incontri di formazione pratica sugli Open Data.

Della giuria internazionale fanno parte anche Beth Noveck, direttore al Governance Lab @ New York University e Rahma Mian, ICFJ Knight International Journalism Fellow, Pakistan.

L’Open Data Institute è stato fondato nel 2012 dal professor Nigel Shadbolt, ora presidente dell’Istituto, e da Tim Berners-Lee, l’ideatore del World Wide Web.  Oggi l’Istituto è al centro di una rete globale di “nodi” che hanno lo scopo di “catalizzare le crescita della cultura dei dati aperti per creare un valore economico, ambientale e sociale“.
Il nodo italiano dell’ODI è la Fondazione Bruno Kessler, Digital Commons Lab, a Trento.

In questa tabella elettronica potete leggere tutte le candidature per le 5 cinque categorie: Business, Innovation, Social Impact, Publisher and Individual Champion. Monithon è nella categoria “Social Impact” in ottima compagnia con UNHCR, MySociety, Social Investment and Finance Team del Cabinet Office inglese e Internews Kenia.
Segnaliamo con piacere anche le altre iniziative italiane in finale per altre categorie: Enel (Open Data Business Award); OpenPolis / Depp (Innovation), and Regesta.exe (Publisher).

Incrociamo le dita! 🙂

Monithon shortlisted for the ODI Open Data Award

We’re happy to announce that Monithon was included in the short list of possibile winners of the Open Data Institute Open Data Award!
The ceremony will take place on the evening of the 4 November in London during the ODI Summit, a 2-days conference with talks and training opportunities.

The panel of international judges includes Beth Noveck, director at The Governance Lab @ New York University and Rahma Mian, ICFJ Knight International Journalism Fellow, Pakistan.

The Open Data Institute was founded in 2012 by Professor Nigel Shadbolt, chairman of the Institute, and Tim Berners-Lee, recognized as the inventor of the World Wide Web.
Now the Institute is at the center of a global network of “nodes” aiming at “catalysing the evolution of open data culture to create economic, environmental, and social value”. The Italian node of the ODI is based at the Fondazione Bruno Kessler – Digital Commons Lab in Trento.

In this spreadsheet you can find all the nominees in the award 5 categories: Business, Innovation, Social Impact, Publisher and Individual Champion.  Monithon is included in the Social Impact category, and is in great company! The UNHCR, MySociety, the Social Investment and Finance Team at the UK Cabinet Office and Internews Kenia have all been shortlisted in our category.
We are also very happy to see other initiatives from Italy like Enel (Open Data Business Award), OpenPolis / Depp (Innovation), and Regesta.exe (Publisher).

Fingers crossed! 🙂

The NeverEnding Story of the Bike Lanes in Cagliari

During International Open Data Day on February 22, The Sardinia Open Data association joined the 2014 Monitoring Marathon promoted by monithon.eu and launched a local initiative – a civic walk – to pay a visit to the Su Siccu bike and pedestrian lane in Cagliari that received funding from the European Union.

The aim of this citizen monitoring was to understand the reason why eleven years of work were necessary to build a six hundred and twenty metres cycling/pedestrian path. We did so through on-line and off-line tools as we reported in our citizen monitoring report here on monithon.eu (in Italian).
The connected mapping party we organized – a little walk with GPS and notebooks to take note of thing of interest and localize them on OpenStreetMap – gave us the chance to check in detail every additional service and equipment installed along the path to improve the use of the public area.

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Su Siccu (from Sardinian language, the dry area along the sea) is a portion of the city cost line, between the dock Molo Ichnusa and the Bonaria shore. Walking along the path you can admire a stunning perspective of the Cagliari’s gulf on one side and the shrine of Bonaria with its majestic staircase on the other side. Behind the path there are small kiosks, called “I ricciai”, where people can buy fresh sea urchins, local bread and white wine.

Until a few years ago this area used to be in poor condition. Now its redevelopment is part of a special program of urban development financed by European Regional Policy, called “Programma integrato per lo sviluppo urbano e la mobilità ciclabile, pedonale e pendolare nell’Area metropolitana di Cagliari” (“Integrated program for urban development and mobility in the Cagliari area”).

The story begins in the 2003 when the city was governed by the mayor Delogu. That year an agreement was signed to demolish a wall that divided the Ichnusa dock and the Garau dock, which was part of a military area managed by the Navy. The wall was dismantled in 2005 and the decision was that it would be used for public benefit. The building of the new path actually started in 2006.
The pavement was refurbished and new service areas were designed to adapt the place to its new function. A wooden sidewalk was built along the “Ammiragliato” building.

Once the first and second part of the path were almost ready, the project stopped. The whole area enclosed couldn’t be accessed until 2012. In that year the construction restarted but unfortunately many damages occurred since the place had been abandoned for six year.

On October 8th 2013 the path was ready, and could be inaugurated. On January 8th 2014 also the wooden walk path was open. After eleven years, the project cycle lane along the sea finally ended and Cagliari inhabitants now can use and enjoy the public area.

Su siccu path is only one piece of a larger project that includes a suggestive itinerary starting from the city centre, continuing along the sea and then leads to the regional park of Molentargius-Saline, a famous wet area, to reach finally the Poetto beach, where another cycling lane is going to be build shortly.

Su Siccu path is not only important from a naturalistic and touristic point of view, but is also crucial for the effectiveness of local mobility. In fact, it is part of a wider project of alternative paths and connections that everyone hope to have available as soon as possible.
Cagliari is rapidly becoming a metropolitan center with an increasing amount of people commuting from the surrounding areas. A more efficient public transport is a frequent demand from citizens that institutions have to handle every day.

During our monitoring we met a lot locals complaining about the delays of the works and the lack of information from the city government.  In their opinion, public money is not used efficiently and it does not make real benefit to the citizens. Sardinia Open Data could hear and witnesses the voice of cyclists, who recognized the that project is now completed and enjoyed the results.  However, they still could not realise why it took such a long time to build this lane and think that the overall investment was too large compared to actual results.

Kevin Legge, a local citizen from Cagliari Città Ciclabile association, pointed out in a short interview that he wishes that the city government will pay more attention to cyclists, pedestrians and drivers. At the same time, he recognizes that cyclists, pedestrians and drivers often disagree on what should be the best mobility solution.

In conclusion, urban redevelopment and local mobility are key component of the future development of the city of Cagliari. This is even more pressing since Cagliari is now candidate to become one of the European Capitals of Culture 2019 and is waiting for the final verdict. Civic awareness is more than needed to build the future in a way that ensure a real participatory process that involves all citizens in key local policy decisions.

La storia infinita di Cagliari e della sua pista sul mare

L’associazione Sardinia Open Data, in occasione dell’International Open Data Day del 22 febbraio scorso, ha partecipato alla giornata Monithon 2014 organizzando una passeggiata civica per monitorare la pista ciclo-pedonale di Su Siccu, a Cagliari.

Qui trovate il nostro report di monitoraggio civico con tutti i dettagli.

Il monitoraggio è stato fatto con l’intento di verificare, in rete e sul campo, i motivi per i quali per costruire una pista di 620 metri ci siano voluti circa undici anni. Il mapping party svoltosi in contemporanea, una passeggiata con gps e taccuino alla mano per registrare punti di interesse e geolocalizzarli su OpenStreetmap, ci ha permesso di accertare la presenza dei servizi accessori utili ai cittadini per una pratica fruizione del nuovo spazio pubblico.

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Su Siccu è una località di costa cagliaritana situata tra il molo Ichnusa ed il molo “pennello di Bonaria”; dalla sua passeggiata è possibile ammirare uno splendido scorcio del Golfo di Cagliari da una parte, ed il santuario di Bonaria con la sua imponente scalinata, dall’altra.
La pista in questione costeggia un parco alberato e qui, nel periodo di libera pesca dei ricci (novembre-maggio), vengono posizionati i chioschetti dei ricciai, piccoli ristoranti il cui menù propone unicamente: ricci freschi, pane e vermentino.

Per molti anni la zona è rimasta in uno stato di abbandono. Ora la sua riqualificazione è parte del programma integrato per lo sviluppo urbano e la mobilità ciclabile, pedonale e pendolare nell’Area metropolitana di Cagliari.

La storia della pista ciclo-pedonale di Su Siccu inizia nel 2003 con la giunta Delogu, quando viene firmato un accordo per l’abbattimento del muro che separava il molo Ichnusa dal molo Garau, sul quale gravava una servitù militare. A seguito dell’abbattimento nel 2005, la zona viene ceduta al demanio civile nel 2006 e nello stesso anno iniziano i lavori di costruzione della pista, la pavimentazione viene ammodernata e si progettano i
nuovi spazi; nello stesso anno viene costruito anche il camminamento in legno in prossimità del molo Ichnusa di fronte all’Ammiragliato della Marina Militare.

I due percorsi sono quasi pronti ma il progetto viene bloccato e la zona rimane recintata e inaccessibile al pubblico fino al 2012. In quell’anno si riparte con le gravose rifiniture che interesseranno l’intero percorso a causa dell’abbandono dei sei anni precedenti.

L’8 ottobre 2013 la pista è pronta! Viene inaugurato il tratto ciclabile in terra compattata che corre lungo il parco e quello pedonale che costeggia il mare, qualche mese più tardi il 27 gennaio 2014 viene aperto al pubblico anche il camminamento in legno, che era stato reso inservibile da intemperie e salsedine.

Dopo undici anni il progetto della pista sul mare vede finalmente la luce ed i cittadini si possono riappropriare di uno spazio pubblico.
L’itinerario paesaggistico in cui si inserisce la pista di Su Siccu è infatti uno tra i più suggestivi della città: un percorso ciclo-pedonale che dal centro di Cagliari corre lungo il canale Terramaini fino al cuore del parco naturale regionale Molentargius-Saline e da qui raggiunge la spiaggia del Poetto, che molto presto avrà una pista ciclo-pedonale tutta sua.
Il valore della pista di Su Siccu è rilevante dal punto di vista turistico e naturalistico, ma giova anche alla mobilità cittadina. Si tratta di un tassello di un ben più ampio progetto di collegamenti e piste che ci auguriamo vedano la luce al più presto ed in tempi certi. Con la qualifica quanto mai prossima di città metropolitana, su Cagliari ed il suo hinterland circoleranno un numero sempre più ingente di persone che, vivendo nei suoi centri e transitando nelle sue strade, porranno le istituzioni di fronte alla necessità di offrir loro trasporti pubblici ancora più capillari ed efficienti.

Il disagio della cittadinanza, ciclistica e non, è emerso dal monitoraggio rispetto all’impossibilità di vivere per così tanti anni uno spazio pubblico in pieno centro città. La poca chiarezza da parte degli amministratori ha fatto il resto, dirottando l’opinione comune sulla solita idea che i soldi pubblici a tutto servono meno che ai servizi di pubblica utilità.

Sardinia Open Data nel corso del Monithon ha potuto ascoltare le voci dei ciclisti cagliaritani che, pur riconoscendo il buon risultato finale dei lavori, ancora non si spiegano le lungaggini ed i troppi fondi consumati in questi undici anni dalle varie istituzioni che se ne sono occupate. Come ci spiega Kevin Legge (Cagliari Città Cliclabile) nella chiacchierata che ci ha concesso, la città che vorrebbero è più attenta a ciclisti, pedoni ed automobilisti ma si rendono anche conto che sono proprio queste categorie, spesso, a mancarsi di rispetto vicendevolmente.

Insomma, la questione interessa tutti! In una città che attende impaziente il verdetto sulla candidatura a capitale della cultura del 2019 la coscienza civica è imprescindibile affinchè la Cagliari del futuro sia costruita con le idee e le mani di tutti.

Da tesista a monithoner: i report salernitani di Palazzo Fruscione e dell’impianto di compostaggio

Nello scorso gennaio Giovanni Ragone, cittadino di Salerno, nell’ambito della sua tesi di laurea sull’utilizzo dei fondi europei per lo sviluppo territoriale, ha monitorato il progetto di recupero edilizio e restauro di Palazzo Fruscione: qui potete leggere il report.
Palazzo Fruscione è un edificio dal “lunghissimo passato”: sorge su terme romane (le stesse su cui sorge San Pietro a corte) i cui ambienti sul finire dell’Impero vennero riutilizzati come chiesa con annesso cimitero e ricompresi in età longobarda nel giardino del palazzo del principe Arechi II. Nel XII secolo nacque l’attuale Palazzo Fruscione, come residenza nobiliare normanna. Da allora l’edificio ha subito molte trasformazioni, ospitando un ospizio di carità, stalle, botteghe altomedievali, fino a divenire residenza privata. L’intreccio di queste fasi si legge nelle architetture e negli affreschi recuperati ed oggi visibili all’interno del palazzo.
In questi giorni Palazzo Fruscione ospita la prima edizione Biennale d’Arte Contemporanea (11-25 Ottobre): una rassegna internazionale che da occasione ad artisti noti e meno noti del panorama locale di aprire canali di comunicazione con la scena internazionale, diventando così motore di un rinnovamento culturale e turistico. Il sindaco Vincenzo De Luca ha così spiegato la scelta di Palazzo Fruscione come sede dell’evento (qui il video): “Abbiamo collocato questa mostra di arte contemporanea in uno dei luoghi più belli e carichi di storia della nostra città (…). La grande storia longobarda e normanna e l’arte contemporanea: la ricchezza di un paese nasce dalla capacità di far convivere le diverse stratificazioni culturali; un paese è vivo se riesce a difendere la sua tradizione, il suo ambiente storico, ma se ha anche il coraggio di realizzare cose nuove.”

Sul riutilizzo di questo importante bene architettonico recentemente recuperato e restaurato, ci auguriamo possa arrivare a breve un secondo monithon dopo quello di Giovanni Ragone: nel frattempo, ecco il racconto di come lui è diventato un umarell.

Questo è sempre stato il mio obiettivo, sin da quando iniziai a studiare tale tematica.
Nel 2008, durante una lezione del corso sui finanziamenti delle aziende pubbliche, il mio docente ci illustrò tale argomento e ne fui subito colpito: egli provò a darci qualche dato, ma non seppe dirci altro che: “ogni anno la Regione Campania e l’Italia intera rimandano al mittente miliardi di euro perché non siamo in grado di utilizzare tali risorse, e fino ad oggi, siamo stati tra gli ultimi in Europa”.
Ritenni insufficiente questa spiegazione: decisi di approfondire. Provai ad informarmi un po’ sulla rete ed un po’ sui libri, ma quello che trovai era davvero molto vago e confuso, così decisi di spendere parte del mio tempo libero per approfondire l’argomento.

giovanni

La mia curiosità di scoprire e verificare se l’amministrazione comunale a me più vicina, il Comune di Salerno, stesse adoperando e/o applicando le stesse tecniche che io studiavo all’università era enorme.
Per avere un’idea diretta delle opere in via di realizzazione, spesso ho fatto sopralluoghi nei cantieri in compagnia di mio zio che, nel suo lavoro di cronista locale per un quotidiano, si era interessato ai lavori pubblici in via di realizzazione. Passeggiare per la città osservando attentamente quello che, giorno dopo giorno, accadeva e mutava nel tessuto urbano, era diventata la mia piacevole passione. Ero, e sono convinto, che solo ampliando le conoscenze su tutto quello che avviene nella propria realtà cittadina, si possa essere in grado di esprimere un giudizio consapevole sull’operato della pubblica amministrazione.

Attraverso il monitoraggio civico ogni singolo cittadino può esercitare il proprio diritto di cittadinanza attiva e far si che possa essere parte integrante di un sistema di pubblica amministrazione sempre più aperto e partecipato. Oggi il cittadino si informa, indaga e scopre quanto più possibile per poter far sentire la propria voce ed essere finalmente ascoltato.

La tematica dei fondi europei continuava ad incuriosirmi: le informazioni a disposizione erano insufficienti, mentre oggi, specialmente negli ultimi mesi, sembra che l’intera questione abbia finalmente una centralità nella vita politica del nostro Paese anche in virtù del fatto che le risorse ordinarie a disposizione degli enti locali sono diminuite in maniera considerevole.
Così decisi di realizzare il mio elaborato finale su tale argomento, cercando di far luce, possibilmente in cifre, su quello che veniva realizzato con tali risorse e quanto dei Fondi Europei per lo Sviluppo Regionale (FESR) andava perduto.

Nel luglio 2012 ecco la svolta inaspettata. Durante un’edizione del TG1 apprendevo la nascita del portale Opencoesione su un’iniziativa dell’allora Ministro Fabrizio Barca.
Nel febbraio 2013, grazie all’attivismo ed all’intuizione della professoressa Daniela Vellutino, il team di Opencoesione veniva direttamente nella mia università per presentare il progetto (qui il video). Avevo quindi l’occasione di condividere con loro tale mia passione e sciogliere ogni dubbio sui contenuti della ricerca.

giovanni ragone

Quella giornata fu decisamente una delle più importanti per convincermi definitivamente a lavorare a tale progetto, insieme alla mia successiva partecipazione al Forum PA del mese di maggio, in cui ad Opencoesione fu assegnato il premio per la “Trasparenza dinamica”.
Terminati gli esami passai mesi e mesi a raccogliere dati, monitorare opere e a tenermi sempre più informato per poter realizzare al meglio tale lavoro e non farmi sfuggire nessun particolare.

L’11 dicembre 2013, finalmente ho realizzato quello che era stato il mio sogno per tanto e troppo tempo, discutere la mia tesi sui fondi europei e pubblicare due report di monitoraggio su progetti della mia città: uno sull’impianto di compostaggio (come parte integrante della mia tesi) e l’altro su Palazzo Fruscione.

Giovanni Ragone