Guida al monitoraggio civico – Tema: Ambiente – Rifiuti, risorse idriche, Natura, CULTURA

Linee di indirizzo strategico dell’Accordo di Partenariato 2014-2020

Rientrano in questo Obiettivo Tematico due gruppi di interventi radicalmente diversi, ma entrambi di rilievo: uno volto a garantire servizi ambientali per i cittadini, l’altro finalizzato a tutelare e valorizzare gli asset naturali e culturali e al riposizionamento competitivo delle destinazioni turistiche.

Il miglioramento della quantità e qualità dei servizi ambientali, segnatamente gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, alla luce degli obiettivi posti dalla normativa comunitaria, è cruciale nel Mezzogiorno dove, nel complesso e malgrado alcuni avanzamenti localizzati, si è ancora distanti da standard minimi di servizio adeguati. In quest’area, nel periodo di programmazione 2007-2013, i due settori sono stati oggetto di intervento della politica di coesione sia comunitaria che nazionale, anche attraverso l’introduzione di un meccanismo premiale, denominato Obiettivi di Servizio, che ha dato risultati non in linea con le attese, ma ha comunque contribuito a mobilitare importanti risorse finanziarie a sostegno di interventi non ancora conclusi e i cui effetti positivi potranno essere apprezzati nei prossimi anni[1]. L’esperienza ha dimostrato che presupposti fondamentali per l’efficacia degli interventi, orientati a perseguire la corretta gestione dei rifiuti urbani e delle risorse idriche, sono la definizione di una strategia coerente con le direttive comunitarie e la capacità delle amministrazioni di tradurla in progetti localizzati sul territorio, correttamente dimensionati e realizzabili in tempi certi, anche attraverso il coinvolgimento dei soggetti gestori che, secondo quanto previsto dalla normativa nazionale, sono responsabili di attuare i piani di investimento. Rilevante e funzionale all’ammodernamento dei settori in oggetto è, inoltre, rendere stabili e certi i sistemi tariffari già presenti, che consentono di applicare al meglio il principio “chi inquina paga”, quantificando in modo preciso e puntuale gli obblighi di contribuzione, posti in capo ai diversi soggetti.

La politica di coesione riconosce a queste tematiche un ruolo importante per migliorare la qualità della vita nei territori intervenendo nella gestione dei rifiuti urbani e sulla quantità e qualità delle risorse e dei servizi idrici, secondo le priorità definite nei rispettivi strumenti di pianificazione, ma con una chiara identificazione dei progetti che meglio possano contribuire al raggiungimento dei risultati attesi. 

Gli investimenti saranno sostenuti con le risorse dei Programmi cofinanziati dai fondi strutturali nelle sole Regioni meno sviluppate, dove ancora si rilevano fabbisogni di intervento nonostante gli investimenti realizzati, in corso di conclusione o già programmati a valere su altre fonti di finanziamento. Alle risorse dei Programmi cofinanziati si aggiungeranno, peraltro, le risorse del Fondo nazionale di Sviluppo e Coesione con le quali si potrà intervenire, anche nelle altre aree del Paese, per conseguire, ove necessario, un adeguamento agli standard qualitativi dei servizi[2]. La mobilitazione complessiva di risorse appare quindi significativa e in grado di far fronte, in particolare nelle Regioni meno sviluppate, alle esigenze di intervento per colmare le distanze da obiettivi, ormai non più rinviabili, di efficacia ed efficienza dei servizi ambientali. 

Con riferimento ai rifiuti urbani, si continua a sostenere la politica europea in materia con l’obiettivo di ridurne quantità e pericolosità, nell’ottica di un disaccoppiamento tra crescita economica, consumo e produzione di rifiuti. Risultati e azioni proposti seguono, infatti, una gerarchia d’intervento che considera prioritaria la prevenzione, conseguibile attraverso una trasformazione delle filiere produttive e delle abitudini di consumo, cui seguono la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero di altro tipo (es. di energia) e, solo come residuale, lo smaltimento finale in discarica. 

L’impegno richiesto in tema di gestione dei rifiuti urbani, richiede un parallelo sostegno mirato da un lato a favorire l’innovazione dei processi produttivi al fine di generare meno rifiuti durante tutta la vita del prodotto e, dall’altro, a promuovere modalità di consumo che minimizzino l’utilizzo degli imballaggi. A questa esigenza, nell’ambito del sostegno alla competitività delle piccole e medie imprese e per la riduzione degli impatti ambientali dei sistemi produttivi, sono previsti, nell’Obiettivo Tematico 3[3], incentivi per la riduzione dell’impatto ambientale delle produzioni inclusi i c.d. rifiuti speciali, avendo come obiettivi principali il recupero dei materiali e la diminuzione dell’estrazione e dello sfruttamento di materie prime anche attraverso il sostegno alla creazione di reti di riutilizzo e di riparazione e di impianti a servizio di sistemi di imprese.

Sempre nel rigoroso rispetto del principio “chi inquina paga” la politica di coesione, laddove risultino garantite ex ante le condizioni di fattibilità tecnica ed economica, può intervenire nelle regioni meno sviluppate anche sul recupero dei siti inquinati di proprietà pubblica o a uso pubblico, al fine di arginare i rischi per la salute e incentivarne il riutilizzo per finalità produttive, favorendo così la crescita occupazionale e riducendo il consumo di suolo. Interventi di bonifica di siti potranno essere realizzati anche nelle altre regioni (in transizione e più sviluppate) a condizione che siano funzionali a progetti di valorizzazione integrata territoriale (aree urbane e aree interne). 

In questo ambito, si prevede la possibilità di realizzare infrastrutture pubbliche per il trattamento e lo smaltimento dell’amianto, al fine di gestire in sicurezza i materiali provenienti da interventi di bonifica di siti e rispondendo, allo stesso tempo, al fabbisogno di smaltimento legato a interventi di ristrutturazione del patrimonio edilizio, anche con finalità di risparmio energetico (cfr. Obiettivo Tematico 4). 

Il miglioramento del servizio idrico integrato e della qualità dei corpi idrici[4] superficiali e sotterranei, da attuare coerentemente con le priorità dettate dalla pianificazione a livello di distretto idrografico e secondo gli indirizzi contenuti nella Strategia Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, rappresentano i principali risultati da conseguire con riferimento alla gestione delle risorse idriche. 

Il conseguimento di una maggiore efficienza e qualità del servizio idrico integrato (principalmente depurazione e riduzione di perdite della rete), oltre che garantire un adeguamento degli standard per i cittadini, grazie a un più razionale utilizzo delle disponibilità idriche produce, assieme al riutilizzo delle acque trattate nei settori agricolo e industriale, esternalità positive, in termini di minore fabbisogno di risorse da prelevare dall’ambiente, con conseguente ricostituzione delle riserve naturali anche a fini di tutela degli ecosistemi. 

La politica di coesione e la politica di sviluppo rurale possono contribuire al miglioramento della qualità dei corpi idrici in modo diretto, attraverso misure per il contenimento dei carichi inquinanti, e indiretto attraverso un uso più razionale della risorsa idrica. Ciò implica che – contestualmente ad azioni ordinarie finalizzate a rafforzare gli assetti di governance e i sistemi tariffari volti a razionalizzare l’uso della risorsa – si dia priorità a interventi di potenziamento delle infrastrutture in tutti i comparti. 

Il miglioramento della qualità dei corpi idrici dipende in modo rilevante dal controllo dell’inquinamento diffuso generato dalle fertilizzazioni organiche e chimiche. In tale contesto si opererà, in linea con la direttiva 91/676/CE, con misure agro-climatico-ambientali per ridurre l’impatto delle pratiche agricole e degli allevamenti.

La disponibilità di acqua a scopi irrigui dipende, tra gli altri fattori, dall’ammodernamento delle reti di adduzione e distribuzione che richiedono ancora oggi interventi finalizzati alla riduzione delle perdite di distribuzione. Tali interventi andranno sostenuti dal FEASR attraverso investimenti diretti a razionalizzare e ridurre i consumi, migliorare l’efficienza dell’uso dell’acqua in agricoltura ed eventualmente estendere anche la rete irrigua. Nel caso di estensione della superficie irrigua, gli investimenti dovranno comportare, a livello dell’investimento complessivo una riduzione dell’uso della risorsa superiore al limite minimo richiesto dal regolamento dello sviluppo rurale.

Appare strategico anche sostenere gli investimenti per la misurazione del consumo dell’acqua, in conformità alle disposizioni del regolamento sullo sviluppo rurale. Tutti gli interventi in materia di infrastrutture irrigue dovranno essere coerenti con le pertinenti disposizioni del Reg. UE n. 1305/2013. Il FESR, invece, non concorrerà a finanziare interventi sulle reti irrigue.

In relazione alle debolezze evidenziate a livello nazionale nel settore della gestione delle risorse idriche, si intende intervenire con una misura nazionale che consenta di indirizzare la governance del sistema lungo un percorso più coerente e condiviso. Attualmente, infatti, vi sono due tipi di ritardi: da una parte, a fronte dell’aumento delle temperature e alla maggiore incertezza nella disponibilità di acqua (con alternanza di eventi meteorici estremi e periodi di siccità) le infrastrutture esistenti appaiono in diversi contesti bisognose di ammodernamento e completamento; dall’altra, la competenza in ordine alla gestione della risorsa appare spezzettata e soggetta a carenze informative a livello complessivo. 

In linea con la Direttiva quadro acque, l’obiettivo di salvaguardare e tutelare i corpi idrici superficiali e sotterranei e di migliorare la qualità delle risorse idriche è strettamente connesso alla possibilità di realizzazione di investimenti in infrastrutture e in tecnologie innovative finalizzate al risparmio e ad un uso razionale ed efficiente. Assume, quindi, funzione fondamentale la programmazione degli investimenti, che risulta essenziale per colmare le carenze infrastrutturali del territorio e migliorare l’uso della risorsa idrica, rendendolo razionale e sostenibile. Saranno, inoltre, sostenuti con il FESR interventi infrastrutturali e di equipaggiamento per il monitoraggio delle reti e della qualità dei corpi idrici secondo le previsioni della normativa europea di settore. 

Per tali motivi, si ritiene di dover intervenire per assicurare gli investimenti a rilevanza infrastrutturale nazionale, evitando che la pianificazione e gestione della risorsa idrica venga compromessa da scelte locali, in un quadro programmatorio e informativo condiviso che coinvolga le regioni e le altre amministrazioni centrali. Si garantirà la coerenza e la demarcazione degli interventi di rilevanza nazionale con quelli che saranno finanziabili dai Piani regionali per lo sviluppo rurale, in linea e nel rispetto del quadro normativo regolamentare. Più in dettaglio, nella logica di una chiara demarcazione degli interventi, il Programma nazionale FEASR finanzierà gli investimenti infrastrutturali irrigui di dimensione interaziendale e consortile, con l’esclusione dei bacini al di sotto di 250 mila metri cubi e relative infrastrutture di adduzione/distribuzione. 

La programmazione nazionale e regionale dovrà perseguire gli obiettivi fissati nei Piani di distretto idrografico previsti dalla Direttiva quadro acque al fine di garantire il raggiungimento del buono stato delle acque.

La politica di sviluppo rurale, in relazione al suolo, all’aria e all’acqua contribuisce alla tutela delle risorse naturali, anche attraverso le forme di sostegno attivate già nelle precedenti programmazioni, per la selvicoltura, l’agricoltura e l’acquacoltura sostenibile. In questo contesto, rispetto alle azioni già previste nell’OT5, acquistano particolare rilevanza le specifiche misure per l’agricoltura e l’acquacoltura biologica, nonché per l’agricoltura integrata.

Per quanto riguarda gli asset naturali, in sintonia con gli obiettivi della Strategia Nazionale per la Biodiversità approvata a ottobre 2010, è prioritario mettere in atto politiche per migliorare lo stato di conservazione di Rete Natura 2000 e favorire la tutela e la diffusione dei sistemi agricoli e forestali ad alto valore naturale, mantenendo o ripristinando la diversità del mosaico ambientale tipico del paesaggio rurale italiano e salvaguardando razze animali e vegetali in pericolo di estinzione, in coerenza con le Linee Guida per la biodiversità agraria, che definiscono norme per il censimento e la conservazione delle stesse. 

Gli interventi del FEASR e del FESR dovranno attuarsi coerentemente con quanto previsto nei piani di gestione o nelle misure di conservazione e, laddove esistenti, nei Prioritized Action Framework (PAF), strumenti previsti dall’art. 8 della Direttiva Habitat e redatti a livello regionale, non obbligatori ma fortemente sostenuti in sede europea, utili a definire cosa, dove, come e con quale dei Fondi SIE deve essere appropriatamente utilizzato per garantire la tutela delle specie e degli habitat di interesse comunitario. 

Il FEASR sarà indirizzato in particolare alle infrastrutture verdi, ai sistemi agricoli ad alto valore naturale, a pratiche agricole sostenibili in aree protette che possano contribuire alla tutela, miglioramento e recupero della biodiversità e dei servizi ecosistemici e ad una fruizione sostenibile. Il FESR concorrerà attraverso interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio naturale e paesaggistico (sia in ambito urbano sia in aree rurali), contribuendo così anche alla diversificazione delle economie locali. Le tipologie di intervento a valere su ciascuno dei Fondi saranno più propriamente definite nell’ambito dei Programmi Operativi FESR e dei Programmi per lo Sviluppo Rurale 2014-2020.

Le azioni cofinanziate dal FEASR e mirate alla conservazione della biodiversità, per tenere sotto controllo i fenomeni di abbandono, saranno attuate con un approccio innovativo basato sulla concentrazione in aree in cui i fenomeni di perdita della biodiversità sono più accentuati, privilegiando gli accordi agro-ambientali d’area. Per la biodiversità agraria e forestale le tipologie di azioni sono individuabili principalmente nelle misure agro-climatiche-ambientali, nell’agricoltura biologica, nelle indennità per Natura 2000 e negli investimenti non produttivi aziendali. 

A livello nazionale sarà promossa un’azione a favore della conservazione della biodiversità animale e della sua valorizzazione nell’ambito delle attività agricole anche ai fini di un maggior adattamento ai cambiamenti climatici, di riduzione delle emissioni e miglioramento delle condizioni di benessere degli animali. La misura viene realizzata a livello nazionale per garantire un’azione di sistema omogenea ed efficace sull’intero territorio. Sarà realizzata attraverso l’operazione di innovazione di prodotto e di processo nel settore della conservazione e del miglioramento genetico in ambito zootecnico.

Il FESR, in sinergia con il FEASR, concorre al mantenimento e ripristino degli habitat naturali e degli habitat delle specie nella Rete Natura 2000 anche attraverso la realizzazione di interventi volti ad una loro corretta fruizione, tramite il recupero e l’allestimento di percorsi e centri visita. Gli interventi per mantenere e/o ripristinare i servizi ecosistemici, funzionali anche alla mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici in atto e finalizzati a ridurre a frammentazione degli habitat e mantenere o ripristinare la connessione ecologica (infrastrutture verdi), saranno realizzati nelle aree individuate negli strumenti di pianificazione regionale (reti ecologiche, aree di collegamento ecologico funzionale). 

Le azioni finanziate dal FESR e dal FEASR sono quindi sinergiche con quelle previste per l’Obiettivo Tematico 5 “Promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi” che trovano in questo contesto una più specifica finalità nella funzionalità ecologica della Rete Natura 2000. 

La tutela degli asset naturali non è indipendente dal mantenimento della popolazione in aree rurali, soprattutto in quelle più svantaggiate, che sarà perseguito anche attraverso misure specifiche di sostegno delle aziende per il mantenimento dell’attività agricola (indennità compensative) e una serie di servizi (pubblici e privati) alla popolazione e alle imprese. Lo strumento dell’indennità compensativa ha svolto, soprattutto nelle aree più bisognose, una funzione di sostegno del reddito delle aziende, ma in prospettiva dovrebbe essere finalizzato anche al mantenimento di attività agricole e zootecniche che generano effetti positivi sull’ambiente. Le produzioni tipiche e di alto valore (vegetali e animali, quali quelle delle razze in via di estinzione e della zootecnia estensiva e transumante) e le risorse umane legate a queste produzioni, rivestono un valore di presidio del territorio a cui occorre dare una prospettiva valida. 

Relativamente al settore della pesca e dell’acquacoltura, la tutela dell’ambiente e degli ecosistemi, insieme alla valorizzazione delle risorse deve essere perseguita attraverso:

  • la riduzione dell’impatto della pesca sull’ambiente marino, anche limitando le catture indesiderate. Saranno pertanto favoriti il sostegno all’ideazione e attuazione delle misure di conservazione e alla cooperazione regionale, gli investimenti che facilitano il rispetto dell’obbligo di sbarcare tutte le catture e limitare le catture indesiderate (anche attraverso interventi a bordo, destinati ad attrezzature e nei porti), l’innovazione connessa alla conservazione delle risorse biologiche e alla protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi e all’adeguamento della pesca alla protezione delle specie;
  • la protezione e il ripristino della biodiversità acquatica e degli ecosistemi;
  • l’equilibrio tra la capacità di pesca e le opportunità di pesca disponibili, quindi l’arresto definitivo delle attività di pesca, e i sistemi di assegnazione delle possibilità di pesca;
  • la protezione e il ripristino della biodiversità acquatica e il rafforzamento degli ecosistemi nell’ambito dell’acquacoltura (conversione ai sistemi di audit ed ecogestione e acquacoltura biologica), aumento del potenziale dei siti di acquacoltura, prestazione di servizi ambientali da parte dell’acquacoltura, l’uso più efficiente delle risorse, la riduzione dell’impatto delle imprese sull’utilizzo e qualità delle acque (anche facendo ricorso ai sistemi di acquacoltura a circuito chiuso e multitrofica).

Inoltre, il monitoraggio dello stato degli stock rappresenta un aspetto fondamentale per poter attuare una gestione sostenibile delle risorse. Pertanto il FEAMP finanzierà il Programma italiano per la raccolta dei dati alieutici. 

Il FEAMP sosterrà l’attuazione del regime di controllo, ispezione ed esecuzione. La sorveglianza agisce, infatti, sia in termini di contrasto effettivo alla pesca illegale, sia in termini di ulteriore rafforzamento e rinnovo della Politica comune della pesca, anche in vista di nuove normative, tra cui il divieto dei rigetti in mare. L’efficienza e l’efficacia di tale implementazione necessitano della costante collaborazione fra tutti gli operatori pubblici e privati coinvolti. Il FEAMP sosterrà lo sviluppo del sistema di interoperabilità di tutti i sistemi di sorveglianza esistenti; infatti la condivisione dei dati e delle informazioni può rendere la sorveglianza meno costosa e più efficace. Il sostegno include anche gli aspetti inerenti alla Politica Marittima Integrata (PMI), quindi interventi volti al conseguimento della Sorveglianza Marittima Integrata (SMI) e l’ambiente comune per la condivisione delle informazioni (CISE), al miglioramento delle conoscenze sullo stato dell’ambiente marino, alla protezione dell’ambiente, allo sfruttamento sostenibile delle risorse e alla definizione dei limiti di sostenibilità delle attività umane nell’ambito della gestione integrata delle coste e della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino. Tali interventi sulle PMI risponderanno alle esigenze e obiettivi definiti dal Consiglio dell’Unione Europea nel giugno 2014 nel documento “Achievements and future development of the Maritime Agenda for growth and jobs” relativi, tra l’altro, a crescita blu, sviluppo sostenibile delle coste e dei bacini marini europei, sviluppo delle biotecnologie blu, interventi per il miglioramento della conoscenza dell’ambiente marino. 

L’attuazione dei suddetti interventi si inserisce anche nel contesto della Strategia EUSAIR.

La strategia per la valorizzazione delle risorse culturali e naturali si fonda su una scelta di necessaria discontinuità rispetto alle modalità di attuazione sperimentate con il ciclo di programmazione 2007-2013 condizionate da una cooperazione istituzionale e tecnica inefficace, forte frammentazione degli interventi, carenza generalizzata di progetti di qualità, difficoltà ed eccessiva lentezza nelle realizzazioni, mancata pianificazione, sin dall’inizio, della puntuale destinazione d’uso del patrimonio oggetto di intervento e del necessario corredo di piani di gestione e manutenzione in termini di costi e responsabilità. Pertanto, l’eliminazione dei fattori di rischio e incertezza, che hanno caratterizzato il precedente ciclo di programmazione, passa attraverso tre criteri inderogabili: a) la semplificazione della governance; b) l’identificazione a monte delle priorità strategiche e territoriali; c) la sostenibilità gestionale e finanziaria. 

I Programmi Operativi dovranno contenere un’esplicita indicazione delle scelte territoriali, l’identificazione dei “sistemi di attrattori” da valorizzare e la definizione di una chiara strategia competitiva delle aree con maggiore capacità/potenzialità di attrazione. 

L’obiettivo principale è di superare una visione frammentata degli interventi per migliorare, attraverso la valorizzazione sistemica e integrata di risorse e competenze territoriali, le condizioni di offerta e fruizione del patrimonio nelle aree di attrazione culturale e/o naturale di rilevanza strategica,tale da consolidare e promuovere processi di sviluppo territoriale. In questa prospettiva, si terrà conto della concentrazione di attrattori culturali e naturali (aree protette e paesaggi tutelati), delle condizioni di contesto relative all’accessibilità e fruibilità dei luoghi, nonché della capacità di attivare integrazioni e sinergie tra il tessuto culturale, sociale edeconomico. Per ogni area occorre realizzare, sulla base di una tassonomia standardizzata, una mappatura dei servizi già disponibili nel territorio e un’analisi della domanda potenziale di nuovi servizi su cui avviare azioni di incentivazione mirata nonché adottare modelli di governance integrata dei servizi che coinvolga gli attori pubblici e privati del territorio. Per le aree di attrazione culturale di rilevanza strategica nazionale interverrà, nelle regioni meno sviluppate, il PON “Cultura” che affiancherà l’intervento dei Programmi Operativi Regionali (POR) assicurando una piena complementarietà. In questo contesto, la complementarietà tra Programmi è assicurata dalla netta distinzione tra i beni/attrattori oggetto di investimento del PON e quelli dei POR. Il PON interviene esclusivamente sugli “attrattori” del patrimonio statale di rilevanza nazionale, inclusi i servizi per la fruizione. Il modello decisionale-attuativo è a regia nazionale e si sostanzia in una programmazione “per progetti” selezionati a livello centrale. Il PON, inoltre, stimola forme di sinergia con la programmazione regionale per quanto concerne la valorizzazione dei contesti territoriali di riferimento degli attrattori; per quanto riguarda il sistema delle imprese creative e culturali, il PON promuove, altresì azioni sperimentali legate alla valorizzazione degli attrattori scelti, provvedendo a demarcare gli ambiti di applicazione con i POR, ed evitare sovrapposizioni, attraverso accordi specifici in fase di attuazione con le Amministrazioni regionali volti a specializzare l’intervento a scala nazionale rispetto a quello a scala locale, modulandoli territorialmente in coerenza, integrazione e differenziazione da quanto previsto nei POR.

All’approccio di sistema corrisponde una strategia coerente con il principio di specializzazione intelligente (Smart Specialisation Strategy – S3) in grado di sfruttare le potenzialità del territorio e sostenere percorsi di crescita. Nell’ambito della strategia di sviluppo territoriale di ciascuna Regione si promuovono modelli di gestione sostenibili ed integrati, la creazione di sistemi e servizi innovativi di fruizione delle risorse e le attività formative indispensabili per elevare le competenze e qualificare il capitale umano. Circa la metà delle Regioni italiane, nell’ambito del processo di definizione delle priorità per la S3, si sta orientando verso l’individuazione dei beni culturali e del turismo come nicchie ad alto potenziale innovativo dove la valorizzazione del patrimonio sfrutta le potenzialità offerte dall’utilizzo diffuso delle Key Enabling Techonologies (KETs) per la fruizione delle risorse e accessibilità dei servizi. Il dato è rilevante perché registra un approccio nuovo alle politiche culturali e turistiche e individua nel patrimonio culturale un driver di sviluppo per il territorio, grazie anche alla promozione, nelle aree di attrazione, di reti di imprese operanti nelle filiere culturali, creative e dello spettacolo, con imprese operanti nei settori produttivi tradizionali (finanziati a valere sull’OT3). 

Nella medesima prospettiva, nel settore turistico, riconosciuto punto di forza del territorio italiano, attuale ma soprattutto potenziale[5], si intende guardare al prodotto turistico nella sua complessità e diversità rispetto ai prodotti industriali, tenendo conto della stretta relazione e complementarietà tra le risorse del territorio e il sistema delle imprese

L’industria turistica è, inoltre, largamente dominata da piccole e medie imprese che devono essere supportate a migliorare il proprio posizionamento competitivo puntando su innovazione ed “economie di sistema” realizzabili attraverso la creazione e il consolidamento di “reti”. 

Condizione di efficacia delle politiche sono, pertanto, i processi di aggregazione e integrazione tra imprese nella costruzione di un prodotto turistico unitario e nella sperimentazione di modelli innovativi (come, ad esempio, dynamic packaging, marketing networking, tourism information system, customer relationship management). L’obiettivo di rendere più competitive le imprese del sistema turistico si declina in interventi di qualificazione dell’offerta e innovazione di prodotto/servizio, strategica ed organizzativa; si promuove l’accesso e il trasferimento delle conoscenze, nonché la qualificazione del capitale umano. 

Come emerge dall’analisi di contesto, occorre prevedere attività di marketing strategico (inteso come rapporto della destinazione con il mercato), la messa in rete dei servizi disponibili e l’erogazione di servizi nuovi, abbandonando la logica della promozione unidirezionale e di massa. L’intero processo va orientato al mercato e rivisto in termini di dialogo tra gli attori del territorio e con i potenziali turisti. Il cambio di passo verso politiche di destination marketing efficaci si compie identificando i target di riferimento, studiando i bisogni dei potenziali utenti, costruendo un’offerta integrata di servizi e di un prodotto-destinazione associato alla costruzione di una campagna di comunicazione mirata. Iniziative culturali sono ammesse esclusivamente se connesse alla valorizzazione di progetti infrastrutturali finanziati dai fondi.

Ragionare in termini di destinazione turistica implica la necessità di mantenere una visione sistemica ed unitaria del prodotto offerto dal territorio. La destinazione, quale area scelta dal turista come meta del viaggio, è un sistema unitario che include le risorse culturali e naturali, infrastrutture e servizi e per questa ragione gli interventi sul sistema turistico (Risultato atteso 6.8) trovano corretta collocazione strategica in questo Obiettivo Tematico. 

I Programmi dovranno individuare le destinazioni attuali e\o potenziali ed esplicitare scelte e azioni finalizzate al riposizionamento competitivo dei territori, tenendo conto del valore turistico potenziale legato alla dotazione di risorse naturali e culturali e alla varietà di beni e servizi offerti, nonché di altri requisiti quali l’accessibilità, la capacità di accogliere, intrattenere e comunicare. Per il riposizionamento competitivo occorrerà, inoltre, definire processi gestionali che, tenendo conto del potenziale territoriale, individuino target e mercato di riferimento e mettano in campo strumenti di marketing e di monitoraggio della costumer satisfaction.

Il risultato atteso, che tiene conto dell’obiettivo di rendere competitivi gli operatori e le attività produttive collegate al sistema turistico, verrà perseguito anche con azioni dedicate nell’ambito dell’Obiettivo Tematico 3 (Risultato atteso 3.3) per quanto concerne il sostegno alla competitività delle imprese del settore. Le risorse finanziarie allocate nell’Obiettivo Tematico 6 sono invece destinate, oltre che alla tutela e valorizzazione degli asset naturali e culturali, alla realizzazione degli interventi di natura prevalentemente pubblica per la fruizione e la promozione integrata territoriale.

INTEGRAZIONE E COLLEGAMENTI CON ALTRE AREE TEMATICHE

L’obiettivo di un uso efficiente delle risorse ha delle evidenti connotazioni trasversali. I principali collegamenti, oltre a quelli richiamati sopra con il sistema delle imprese (OT 3) con riferimento particolare alle destinazioni turistiche, investono anche la riduzione degli impatti ambientali di produzione e consumo e il tema della ricerca (OT 1) per le potenzialità connesse al potenziale innovativo e la formazione (OT 10) per elevare le competenze professionali nei settori di intervento.

Le azioni di questo OT, per quanto riguarda nello specifico la tutela delle risorse naturali (acqua, suolo e biodiversità), trovano importanti sinergie con gli interventi dell’OT5 in materia di adattamento ai cambiamenti climatici, con particolare riferimento ai Risultati Attesi 5.1 e 5.2.

Infine, anche in questo Obiettivo Tematico, come per l’OT 4 e l’OT 5, sarà opportuno assicurare la complementarietà e il coordinamento trovando opportune sinergie con il Programma LIFE a livello nazionale e regionale sottoprogramma “Ambiente e uso efficiente delle risorse” nei settori della natura, dell’acqua e dei rifiuti, in particolare con i progetti integrati.


[1] Nel ciclo di programmazione 2007-2013 gli investimenti (a valere su tutte le fonti finanziarie nazionali e comunitarie) per interventi già programmati, in corso di realizzazione e conclusi ammontano a circa 1,5 miliardi di euro per la gestione dei rifiuti urbani e a quasi 5 miliardi di euro per il servizio idrico integrato (incluse le assegnazioni ancora in corso a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione nell’ambito del Sistema Obiettivi di Servizio). 

[2] La Legge di Stabilità 2014 (L. 147/2013) ha determinato in circa 54 miliardi di euro la dotazione aggiuntiva del Fondo Sviluppo e Coesione prevedendo con certezza un’allocazione di una quota (art.1, comma 7) alla bonifica dei siti inquinati di interesse nazionale e ad altri interventi ambientali, tra i quali i servizi di gestione dei rifiuti urbani e del ciclo integrato dell’acqua.

[3] Vedi Risultato atteso 3.1 “Rilancio della propensione all’investimento del sistema produttivo”.

[4] La qualità include gli aspetti ecologici, chimici e quantitativi della risorsa idrica conformemente alla direttiva quadro acque.

[5] Cfr. sezione 1.1.