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MoniTutor: la guida online per il monitoraggio civico

Il 2020 porta una serie di novità per Monithon, l’iniziativa indipendente di monitoraggio civico che mette a disposizione metodi e strumenti per verificare l’andamento e l’efficacia degli interventi finanziati dalla politiche pubbliche.

Oltre a sperimentare un’applicazione web completamente nuova dove registrarsi e raccontare i propri obiettivi di monitoraggio, lo sviluppo del report di monitoraggio civico è ora suddiviso in 3 fasi: un primo step dedicato all’analisi del progetto di investimento e dei principali documenti, un secondo incentrato sulla valutazione di efficacia del finanziamento che si è scelto di monitorare, mentre il terzo riguarderà i risultati e l’impatto del vostro monitoraggio civico.

Per ognuna di queste fasi, è ora a disposizione per tutti una guida al monitoraggio civico che abbiamo chiamato MoniTutor. Si tratta di una serie di domande e suggerimenti – sviluppati dalla redazione di Monithon grazie a numerosi esperti scelti tra gli “amici” di Monithon o intervistati ad-hoc su temi specifici – che guidano il team di monitoraggio nelle loro attività.

La MoniTutor è integrata nell’esperienza di compilazione del report di monitoraggio civico. Ora ad ogni gruppo di suggerimenti corrisponde una serie di campi da compilare. Per attivarla basta registrarsi su Monithon, creare un nuovo report, scegliere un progetto da OpenCoesione.gov.it e incollare il link della pagina dedicata al progetto (ad esempio: https://opencoesione.gov.it/it/progetti/6to57210/).
La guida si riempirà di informazioni sulla base dei dati open disponibili da varie fonti (e integrati attraverso le APIs).

Le informazioni e i suggerimenti della guida sono sempre diversi a seconda del progetto scelto. Questo perché MoniTutor ha lo scopo di interpretare e agevolare la lettura dei dati di OpenCoesione (anche quelli non pubblicati sulle pagine web del portale) o di altra fonte attraverso appositi algoritmi. Ad esempio, confrontando le date di completamento del progetto potrà darvi suggerimenti diversi a seconda che il progetto sia appena iniziato, in corso o concluso.

Inoltre, sulla base dell’ambito tematico del progetto (trasporti, beni culturali, innovazione, etc.), la guida presenta una serie di suggerimenti specifici su documenti da leggere, siti web da navigare, persone da contattare e una griglia con le domande da porre, basata sull’esperienza e sulla conoscenza di una rete di esperti. La guida contiene anche i nomi, le email e gli indirizzi per contattare le Autorità di Gestione dei Programmi Europei, grazie a dati raccolti da noi da fonti ufficiali, e gli indirizzi dei vari soggetti con un ruolo attivo nel progetto scelto, quando sono disponibili negli open data di OpenCoesione.

Insomma, la MoniTutor diventa oggi uno dei principali strumenti con cui Monithon fornisce a tutti supporto metodologico nell’impostazione e nella realizzazione del monitoraggio civico degli investimenti pubblici, e da oggi è in sperimentazione nell’edizione 2019-2020 di A Scuola di OpenCoesione (ASOC), il principale corso di monitoraggio civico in Italia. ASOC utilizza monithon nell’ambito della lezione Esplorare, una tappa fondamentale del percorso, in cui i principali risultati delle ricerche degli studenti delle scuole superiori entrano a far parte di una più ampia base di conoscenza alimentata da comunità civiche, associazioni e studenti universitari e accessibile da parte dei media e delle istituzioni nazionali e locali.

Qui il tutorial sull’uso delle nuove funzionalità di Monithon a cura del team ASOC:

 

5 minuti per Monithon: testa il nuovo sito!

Cari amici di Monithon, aggiornamento in diretta da Spaghetti Open Data 2015.

Durante l’hackathon di oggi abbiamo avviato una fase di test interno sul nuovo sito, ma adesso abbiamo bisogno di te. Se vuoi darci una mano a renderlo più bello e funzionale, ti chiediamo qualche minuto del tuo tempo per effettuare le attività  che sono descritte qui di seguito. Il nostro obiettivo è ricevere il tuo feedback, quindi apri il form di valutazione e compilalo durante la navigazione (sii cattivissimo):

  1. Siediti comodo/a, apri il tuo browser e digita www.monithon.eu
  2. Dai uno sguardo generale all’home page, poi iscriviti alla piattaforma utilizzando un account social
  3. Una volta loggato, accedi al tuo profilo e verifica che le informazioni caricate siano corrette.
  4. Scegli un progetto da monitorare attraverso una parola chiave senza uscire dal sito.
  5. Crea un report su quel progetto (inserisci dati a caso), carica un’immagine e salvalo in bozze.
  6. Verifica se esiste un report precedentemente inviato sul progetto che hai scelto.
  7. Torna sulla tua bozza e inviala alla redazione.
  8. Verifica che il tuo report sia stato salvato in attesa di approvazione (su mappa e su lista).
  9. Abbiamo quasi finito, fatti un giro libero sul sito.
  10. Fai logout.

Ripeti la compilazione del form con eventuali osservazioni sul progetto e invialo.

Non c’è altro!

Faremo tesoro di tutte le segnalazioni, siamo già  al lavoro.

Grazie per il tuo tempo!

La storia infinita di Cagliari e della sua pista sul mare

L’associazione Sardinia Open Data, in occasione dell’International Open Data Day del 22 febbraio scorso, ha partecipato alla giornata Monithon 2014 organizzando una passeggiata civica per monitorare la pista ciclo-pedonale di Su Siccu, a Cagliari.

Qui trovate il nostro report di monitoraggio civico con tutti i dettagli.

Il monitoraggio è stato fatto con l’intento di verificare, in rete e sul campo, i motivi per i quali per costruire una pista di 620 metri ci siano voluti circa undici anni. Il mapping party svoltosi in contemporanea, una passeggiata con gps e taccuino alla mano per registrare punti di interesse e geolocalizzarli su OpenStreetmap, ci ha permesso di accertare la presenza dei servizi accessori utili ai cittadini per una pratica fruizione del nuovo spazio pubblico.

pista_susiccu

Su Siccu è una località di costa cagliaritana situata tra il molo Ichnusa ed il molo “pennello di Bonaria”; dalla sua passeggiata è possibile ammirare uno splendido scorcio del Golfo di Cagliari da una parte, ed il santuario di Bonaria con la sua imponente scalinata, dall’altra.
La pista in questione costeggia un parco alberato e qui, nel periodo di libera pesca dei ricci (novembre-maggio), vengono posizionati i chioschetti dei ricciai, piccoli ristoranti il cui menù propone unicamente: ricci freschi, pane e vermentino.

Per molti anni la zona è rimasta in uno stato di abbandono. Ora la sua riqualificazione è parte del programma integrato per lo sviluppo urbano e la mobilità ciclabile, pedonale e pendolare nell’Area metropolitana di Cagliari.

La storia della pista ciclo-pedonale di Su Siccu inizia nel 2003 con la giunta Delogu, quando viene firmato un accordo per l’abbattimento del muro che separava il molo Ichnusa dal molo Garau, sul quale gravava una servitù militare. A seguito dell’abbattimento nel 2005, la zona viene ceduta al demanio civile nel 2006 e nello stesso anno iniziano i lavori di costruzione della pista, la pavimentazione viene ammodernata e si progettano i
nuovi spazi; nello stesso anno viene costruito anche il camminamento in legno in prossimità del molo Ichnusa di fronte all’Ammiragliato della Marina Militare.

I due percorsi sono quasi pronti ma il progetto viene bloccato e la zona rimane recintata e inaccessibile al pubblico fino al 2012. In quell’anno si riparte con le gravose rifiniture che interesseranno l’intero percorso a causa dell’abbandono dei sei anni precedenti.

L’8 ottobre 2013 la pista è pronta! Viene inaugurato il tratto ciclabile in terra compattata che corre lungo il parco e quello pedonale che costeggia il mare, qualche mese più tardi il 27 gennaio 2014 viene aperto al pubblico anche il camminamento in legno, che era stato reso inservibile da intemperie e salsedine.

Dopo undici anni il progetto della pista sul mare vede finalmente la luce ed i cittadini si possono riappropriare di uno spazio pubblico.
L’itinerario paesaggistico in cui si inserisce la pista di Su Siccu è infatti uno tra i più suggestivi della città: un percorso ciclo-pedonale che dal centro di Cagliari corre lungo il canale Terramaini fino al cuore del parco naturale regionale Molentargius-Saline e da qui raggiunge la spiaggia del Poetto, che molto presto avrà una pista ciclo-pedonale tutta sua.
Il valore della pista di Su Siccu è rilevante dal punto di vista turistico e naturalistico, ma giova anche alla mobilità cittadina. Si tratta di un tassello di un ben più ampio progetto di collegamenti e piste che ci auguriamo vedano la luce al più presto ed in tempi certi. Con la qualifica quanto mai prossima di città metropolitana, su Cagliari ed il suo hinterland circoleranno un numero sempre più ingente di persone che, vivendo nei suoi centri e transitando nelle sue strade, porranno le istituzioni di fronte alla necessità di offrir loro trasporti pubblici ancora più capillari ed efficienti.

Il disagio della cittadinanza, ciclistica e non, è emerso dal monitoraggio rispetto all’impossibilità di vivere per così tanti anni uno spazio pubblico in pieno centro città. La poca chiarezza da parte degli amministratori ha fatto il resto, dirottando l’opinione comune sulla solita idea che i soldi pubblici a tutto servono meno che ai servizi di pubblica utilità.

Sardinia Open Data nel corso del Monithon ha potuto ascoltare le voci dei ciclisti cagliaritani che, pur riconoscendo il buon risultato finale dei lavori, ancora non si spiegano le lungaggini ed i troppi fondi consumati in questi undici anni dalle varie istituzioni che se ne sono occupate. Come ci spiega Kevin Legge (Cagliari Città Cliclabile) nella chiacchierata che ci ha concesso, la città che vorrebbero è più attenta a ciclisti, pedoni ed automobilisti ma si rendono anche conto che sono proprio queste categorie, spesso, a mancarsi di rispetto vicendevolmente.

Insomma, la questione interessa tutti! In una città che attende impaziente il verdetto sulla candidatura a capitale della cultura del 2019 la coscienza civica è imprescindibile affinchè la Cagliari del futuro sia costruita con le idee e le mani di tutti.

Risvegliare il senso civico con un “monithon”

L’ 80% dei cittadini italiani, tra un’apatia politica e un disservizio sotto casa, finisce quasi sempre per disinteressarsi completamente della vita della città, subendo passivamente i cambiamenti che si avvicendano. Non che questa apatia diffusa sia sempre ingiustificata…

Ma andando al nodo della questione, la vera sfida che noi cittadini possiamo lanciare a noi stessi è: “come ci riappropriamo dei nostri territori?”.

Responsabilizzandoci.

Da più di 6 anni faccio attività di monitoraggio a Palermo sui temi della mobilità e delle infrastrutture con Mobilita Palermo. Da qualche mese invece ho piacevolmente scoperto che a livello nazionale qualcosa si muove, grazie ad OpenCoesione e Monithon che permettono alla signora Maria Catalano del piano di sotto di scoprire autonomamente come vengono spesi parte dei fondi pubblici (OpenCoesione) e rilasciare un giudizio critico/propositivo su un determinato intervento (Monithon).

Ho subito rilanciato la sfida proponendo un monithon su un’opera ferroviariaun monitoraggio concentrato in una giornata, richiamando alle armi amici e colleghi più o meno distanti al tema della mobilità ferroviaria, cercando di verificare la loro disponibilità al contagio.

Voglio raccontare qui le mie sensazioni positive in merito, senza che queste abbiano la pretesa di divenire bibbia, bensì possano servire da spunto per ulteriori contributi e confronti. Sebbene le amministrazioni centrali abbiano l’assoluto dovere di programmare al meglio i fondi pubblici e fungere da “controllori” sulla corretta attuazione di ogni singolo intervento, noi cittadini non possiamo certo esimerci dall’essere partecipi nel processo verificando la presenza di eventuali anomalie e effettuando le giuste osservazioni e pressioni laddove necessario.

Nella mia personalissima esperienza, quando coinvolgi gente apparentemente disinteressata, bisogna “giocare” d’anticipo come in un gioco di ruolo per raggiungere il proprio obiettivo, il coinvolgimento appunto. In primis, devi mostrare tutto il tuo entusiasmo per catturare la loro attenzione nei primi 10 secondi di conversazione. Non puoi pretendere che balzino sulla sedia per una cosa che disconoscono quasi completamente.

Bisogna fargli traguardare subito l’obiettivo, cosicchè non pensino sia la solita perdita di tempo e continuino a dedicarti minuti della loro attenzione. Nel mio caso, il fine annunciato era la produzione di una ”pagella” dell’opera infrastrutturale Anello Ferroviario, utile agli spostamenti intraurbani. Ciò fatto, si è innescato quasi automaticamente nei miei interlocutori il desiderio di poter esprimere un giudizio in merito (che forse è lo sport più diffuso in Italia), con la convinzione che questo avesse il giusto eco e spazio nella pubblicazione finale.

Catturata l’attenzione, non bisogna spaventarli con compiti e fatiche da compiere (è pur sempre un’attività ritagliata in momenti liberi della giornata), ma spiegar loro il ruolo che dovranno ricoprire (chi intervista? chi scrive? chi si occupa di approfondire la vicenda amministrativa? e quella finanziaria?). E’ sicuramente un buon modo per responsabilizzarli e farli sentire importanti e partecipi alla causa.

Così, quando i monitoranti sono in procinto di gonfiarsi il petto pronti a sparare fuori tutto ciò che avrebbero sempre voluto dire, bisogna fermarli e guidarli un attimo: per poter giudicare, meglio informarsi un pò di più. E’ un passaggio indispensabile per un monitoraggio corretto, nonchè un rischio grande da correre, perdere la loro disponibilità. In tal senso, ritengo che un gruppo di monitoraggio debba avere sempre qualcuno al timone.

Tornando al reperimento delle informazioni, per i neo-monitoranti è importante facilitarli nell’organizzazione di incontri e interviste, magari fornendo loro i contatti utili o le attrezzature occorrenti. In questo modo potranno concentrarsi sui nodi principali da sviscerare. Se l’intervistato scelto risulterà competente e disponibile, sarà decisamente più facile lasciare che le informazioni escano fuori dal discorso che sarà nato nel frattempo.

L’amico monitorante sarà in qualche modo “inondato” e affascinato da racconti, analisi e ricostruzioni che lo aiuteranno a rivedere il proprio punto di vista, a smontare o confermare la propria tesi iniziale. Durante questa attività avrà metabolizzato informazioni terminologie che fino a poco tempo prima ascoltava con distacco e interesse, creando i giusti collegamenti: capitolato d’appalto, ente appaltante, stato avanzamento lavori, responsabile unico progetto, etc. etc.

Il coinvolgimento darà i suoi frutti poi nelle conclusioni finali che sicuramente terranno conto di questa nuova esperienza e di una presa di coscienza maggiore sul tema.

La chiusura del cerchio si otterrà con una positiva valutazione dell’esperienza che, nella migliore delle ipotesi, porterà l’amico monitorante a sollecitare le amministrazioni competenti nei casi in cui si verifichino disservizi o anomalie, pretendendo più in generale che gli obiettivi prefissati dalle istituzioni siano perseguiti correttamente nei tempi stabiliti.

Più nel quotidiano, potrà sentirsi orgoglioso di spiegare alla moglie il perchè l’Anello Ferroviario è un progetto con 9 anni di ritardo, notizia appena lanciata superficialmente nel tg delle 13:30, mentre la famiglia era seduta a tavola davanti un piatto di spaghetti fumanti.

Questa ricostruzione è un pò il caso limite, il meglio che a mio avviso possa verificarsi. Se ci riflettiamo, soltanto quando siamo preparati su un argomento riusciamo ad essere protagonisti in un dibattito. E soltanto quando abbiamo compreso fino in fondo il perchè di un fatto siamo più propensi ad approfondirlo. Riscoprire interesse verso temi apparentementenon convenzionali è un’attività propedeutica ad una maggiore cognizione collettiva della città e delle scelte strategiche applicate ad essa dalle amministrazioni.

Ma visti i tempi e i contesti attuali, non possiamo pretendere che i cittadini approccino sempre e volontariamente il mondo che gravita attorno la vita di un centro urbano, motivo per cui ricorrere ad attività strutturate e guidate come il monitoraggio può essere un ottimo punto di partenza.

Non ci sono obiettivi numerici da raggiungere. Ogni cittadino in più che verrà coinvolto sarà il risultato.

Controllare il controllore è la vera sfida e spetta a noi.

repost da https://medium.com/p/eb14e57e5945

Monithon 2014: una “radiografia” completa all’Anello Ferroviario di Palermo

Intanto le presentazioni….

A questo “monithon” hanno lavorato cinque palermitani, tutti innamorati della propria città. Hanno fatto parte di una gran bella squadra…:

La scheda del monitoraggio la trovate qui.

Perché un monitoraggio pre-cantiere

La chiusura dell’’anello ferroviario è un’opera per la mobilità che si appresta ad essere cantierizzata. Impatterà sul tessuto urbano e, a lavori conclusi, sulla mobilità cittadina.

Essa prevederà lavori in sotterranea, scavi e recinzioni nelle zone centrali e nevralgiche del capoluogo siciliano.

Sebbene sia impensabile adesso apportare modifiche strutturali ad un’opera di queste dimensioni, vi sono tuttavia altri aspetti complementari che meritano un focus da parte della cittadinanza. Il gruppo di lavoro promotore di questo monitoraggio ha ritenuto importante ricostruire la storia del progetto attraverso i suoi milestones principali e spiegare ad esempio il perchè del ritardo accumulato dall’opera, così da scongiurare la disinformazione e facili conclusioni disfattiste.

Con la seguente ricostruzione vogliamo dare la possibilità ad ogni cittadino di sapere perchè l’opera ha subìto un sensibile rincaro dei costi di realizzazione e uno slittamento in avanti nei tempi di consegna. Ci siamo spinti oltre, individuando criticità e suggerimenti dal punto di vista comunicativo e gestionale, avvalendoci del parere dei nostri intervistati, oltre che dalle nostre personali analisi. L’auspicio conidiviso è che questi spunti possano essere recepiti favorevolmente dai gestori dell’opera affinchè domanda e offerta dei servizi previsti possano avvicinarsi ulteriormente.

Perchè, vogliamo ricordarlo, un ulteriore stralcio dell’opera dovrà essere ancora oggetto di finanziamento.

 

Breve descrizione del progetto

se non vedi la mappa qui sotto, aggiorna la pagina premendo F5

per visualizzare la mappa a schermo intero clicca qui

  • Soggetto attuatore: Rete Ferroviaria Italiana
  • Beneficiario dell’opera: Comune di Palermo
  • Costo dell’opera : 152.095.270,00 €
  • Durata dell’intervento: 1095 gg dalla consegna dei lavori

L’intervento previsto è il completamento di un anello ferroviario ad unico binario, in parte esistente e funzionante, con la creazione di nuove fermate. Nello specifico, tale tracciato inizia e termina alla stazione ferroviaria Notarbartolo, dove si attesta un’altra opera ferroviaria, il Passante Ferroviario (Nodo di Palermo) e la futura Metropolitana Leggera Automatica.

I lavori di chiusura del tracciato saranno suddivisi in due stralci funzionali. Il primo prevederà l’ampliamento della linea da Giachery a Politeama, con la creazione della fermata Libertà e Porto.

Il secondo stralcio, ancora in attesa di finanziamento, provvederà a realizzare l’ultimo segmento dalla fermata Politeama alla stazione Notarbartolo, con l’istituzione della fermata Malaspina.

 Ad intervento completato, sarà possibile effettuare un giro completo sulla linea in 17-18 minuti.

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 Dal 2005 a oggi. Perchè tutto questo ritardo?

La vera chimera per i cittadini odierni è provare a capire anche solo l’1% degli iter burocratici che stanno a monte di queste grandi opere. Sino ad oggi pochi ci riescono per la natura già complicata degli iter stessi e per la capillarità di norme, procedure e ricorsi che si intrecciano senza soluzione di continuità.

Attraverso un reperimento di atti pubblici , il gruppo di lavoro ha così provato a ricostruire un puzzle veramente grande e frammentato di notizie, degno di un copione da telenovela televisiva.

Cominciamo dall’inizio, ovvero dall’APQ (Accordo di Programma Quadro) del 2001 che viene stipulato tra Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ferrovie dello Stato e Regione Siciliana per effettuare un potenziamento delle infrastrutture ferroviarie in Sicilia.

Lì è già previsto la chiusura dell’Anello Ferroviario, primo stralcio.

 Si procede al reperimento dei fondi necessari alla realizzazione dell’opera e soltanto nel 2005 il Decreto D.D.G. 1140/2005 finanzia l’opera per un importo complessivo di circa € 124mln, così dipartito:

  • 45 mln € ca. risorse liberate dalla POR Sicilia 2000-2006
  • 8 mln € Delibera CIPE 142/99
  • 69 mln € fondi statali (L. 211/92)
  • 258k € Delibera Giunta Comunale di Palermo n.827/2000

Stanziati i fondi, circa un anno dopo viene pubblicato il bando di gara (26 Maggio 2006).

Da questo momento cominciano le complicazioni, a partire dall’aggiudicazione provvisoria dell’ “Ati Tecnics” di Catania avvenuta il 21 Giugno 2007.

Già a Luglio 2007, dunque appena un mese dopo, la ditta “Salini-Locatelli” seconda in graduatoria fa ricorso al TAR per presunte irregolarità nell’aggiudicazione dell’appalto.

A Novembre 2007 il TAR si pronuncia respingendo il ricorso.

I primi mesi del 2008, precisamente nel mese di Gennaio, la “Salini-Locatelli” a testa bassa ricorre nuovamente al TAR, ma del Lazio.

Nel frattempo ITALFERR (Società di Ingegneria del Gruppo “Ferrovie dello Stato”) dà mandato a “Tecnics” (azienda aggiudicataria dell’appalto) di iniziare immediatamente i lavori, nonostante il ricorso al Tar sia ancora in corso.

 Appena 4 giorni dopo il mandato di ITALFERR, arriva inesorabile il verdetto del Consiglio di Stato che accoglie la richiesta di “Salini-Locatelli”, seguito da altrettanto parere positivo del TAR del Lazio nel Maggio 2008, il quale annulla l’aggiudicazione a “Tecnics”.

Mentre il TAR del Lazio dunque sentenzia parere favorevole alla richiesta della “Salini-Locatelli” che si appresta ad a divenire la nuova aggiudicataria, la “Tecnics” avanza istanza apposita che viene accolta dal Consiglio di Stato (sentenza 250/2009).

Seguono passaggi burocratici che sfociano nella sottoscrizione della definitiva convenzione tra “Tecnics” e “Italferr” il 21 Settembre 2009.

Sono passati circa 4 anni per sancire in via definitiva la ditta che realizzerà l’opera, ovvero la Tecnics di Catania.

 Ma andiamo avanti, perchè quando tutto sembra volgere alla risoluzione, nascono nuovi problemi.La “Tecnics” a Marzo 2010 avanza una rideterminazione dei termini contrattuali realtivamente al termine ultimo di 180gg. inerente la consegna del progetto esecutivo e quindi alle conseguenti penalità per ciascun giorno, oltre il 5°.

Inoltre, la stessa azienda avanza una rimodulazione dei tempi di consegna del progetto esecutivo a seguito di un censimento dei sottoservizi. Si lamenta infatti l’incompletezza e l’imprecisione delle informazioni fornite dagli Enti proprietari o gestori dei servizi.

 Tali valutazioni provocano dunque una lievitazione dei costi iniziali di realizzazione dell’opera, ma RFI (Rete Ferroviaria Italiana) nell’Aprile 2011 non ritiene meritevole di approvazione tale istanza e valuta l’eventualità di risolvere il contratto con “Tecnics” qualora non fosse disposta a rivedere il proprio progetto.

Si procede così a valutare alcuni scenari perseguibili, reperendo nuovi fondi:

  • Scenario “A” : realizzazione dell’intervento dalla “Fermata Giachery” fino alla “Fermata Porto” (inclusa) con la contestuale realizzazione anche della “Fermata Libertà” ed escludendo, pertanto, sia il prolungamento fino la prevista “Fermata Politeama” che tutte le rimanenti opere;

  •  Scenario “B”    :    realizzazione dell’intero percorso compreso tra la “Fermata Giachery” e la “Fermata Politeama” (inclusa) rimandando, ad una eventuale fase successiva, la realizzazione delle Fermate “Libertà” e “Porto” e del relativo sottopassaggio per l’attraversamento dell’incrocio Crispi/Amari.

Si simulano eventuali soluzioni ibride. Viene prediletto lo scenario B, per un importo pari a circa 140mln €.

Nel frattempo, la Comunità Europea richiede documentazione necessaria per rilasciare il nulla osta della scheda “Grandi Progetti” all’opera “Anello Ferroviario, previste per interventi finanziati oltre i 50 mln €.

La Regione Siciliana intanto finanzia altri 27 mln € ricorrendo a fondi ricavati a cavallo tra le programmazioni 20007/2013 e 2014/2020 nel settembre 2012, consentendo così la realizzazione delle fermate “Porto” e “Libertà” già nello scenario B.

Soltanto a Novembre 2013 arriva l’ok della Comunità Europea sulla scheda “Grandi Progetti”.Si può così procedere con l’emanazione del Decreto Regionale DDG 3323 del 27 Gennaio 2014 che da così via libera all’opera.

 Il 7 Febbraio 2014 arriva il via libera anche dal Comune di Palermo che con approvazione di Giunta consente l’avvio dei lavori entro 60 gg.

Il resto è storia dei giorni nostri. L’azienda adesso avrà 1095 gg (come da progetto esecutivo) per terminare l’opera.

Ma la gente cosa ne sa dell’Anello Ferroviario?

Volevamo capire quanto la gente fosse a conoscenza del progetto e quali fossero le reali potenzialità dell’Anello Ferroviario, quindi ci siamo prefissati tre domande per noi fondamentali da sottoporre ad un piccolo campione di persone.

Una doverosa premessa: l’attività di sondaggio così proposta ha soltanto valore indicativo e per nulla scientifico, a causa del numero esiguo di intervistati. Tuttavia, testare un piccolo campione di utenti può fornire alcune indicazioni di massima sulle criticità da risolvere nel progetto.

La prima domanda riguarda la conoscenza dell’infrastruttura, sia come progetto sia come opera già realizzata e in parte utilizzata.

Le risposte sono state classificate con una numerazione da 0 a 5:

  • 0 Non ha idea di cosa stiamo chiedendo
  • 1 Ne ha solo sentito parlare, ma non conosce nulla in merito
  • 2 Ne ha sentito parlare, ma lo confonde con le altre opere cittadine che si stanno realizzando quindi il Tram e il Passante Ferroviario
  • 3 Conosce l’opera per sommi capi
  • 4 Conosce l’opera ed è coscente dell’avanzamento della stessa
  • 5 Conosce approfonditamente l’opera, i vari iter burocratici e riesce con padronanza a distinguerla con gli altri progetti

La seconda domanda riguarda invece l’effettivo utilizzo che il cittadino potrebbe farne ed abbiamo quindi chiesto:

 “Supponendo che il servizio sia attivo e ben funzionante, pensi che utilizzeresti l’Anello Ferroviario per spostarti all’interno della città?

La terza e ultima domanda concerne i metodi di comunicazione che potrebbero essere adottati per informare quanta più gente possibile su cosa e come si stia realizzando l’opera.

La domanda posta è: “In che modo vorresti ricevere dal comune di Palermo informazioni riguardo il progetto?” La risposta è stata resa libera.

Da questo sondaggio effettuato su un campione forfettario di 40 cittadini di Palermo, divisi in due fasce di età: under 30 anni e over 30.

L’eta media del campione di venti persone è di 53,85 anni per la fascia over 30. L’eta media del campione di venti persone è di 22,95 anni per la fascia under 30

Over 30:

Come si nota dal grafico a torta il 90% degli intervistati ha una scarsa conoscenza dell’opera e o non la conosce proprio, o ne ha solo sentito parlare o la confonde con il tram e il passante ferroviario.
Solo due persone su venti hanno dimostrato di conoscere bene l’opera.

 

Under 30:

Come si nota dal grafico a torta il 40% degli intervistati ha una scarsa conoscenza dell’opera e o non la conosce proprio, o ne ha solo sentito parlare o la confonde con il tram e il passante ferroviario.
Fortunatamente però la percentuale di persone che conoscono l’opera è maggiore in questa fascia d’età con il 60% di buona o ottima conoscenza dei progetti.

 

Over 30:

 Come si nota dal grafico il 70% è favorevole all’utilizzo, premettendo però una alta frequenza e minimi ritardi delle corse.

 

Under 30:

Come si nota dal grafico il 60% è favorevole all’utilizzo, premettendo però una alta frequenza e minimi ritardi delle corse.

Over 30:

Le pubblicità sui giornali, dei manifesti pubblicitari e un sito internet aggiornato sono le scelte principali richieste dagli intervistati.

 Under 30:

Com’era prevedibile la fetta maggiore del grafico la occupa internet, ma non stupisce affatto il dato relativo al 27% dei manifesti o cartelloni pubblicitari che evidentemente rappresentano lo specchio di una fetta di collettività legata ancora ai tradizionali mezzi di comunicazione.

Vi proponiamo il video di un’intervista eseguita da Fabio Nicolosi ad un nostro amico, Geri, che facendo un pò a pugni con un pò di imbarazzo da videocamera, ha risposto alle domande sull’Anello Ferroviario condendo il tutto con un pò di sano divertimento. Ovviamente non fate caso all’identità che dichiara di avere, fa parte della farsa. Ma vi assicuriamo che le sue risposte sull’opera sono assolutamente sincere.

Conclusioni

Riguardo la conoscenza dell’opera c’è ancora tanta disinformazione e questo dovrebbe stimolare i vari soggetti interessati a pubblicizzare l’intervento in vista della sua strategica importanza nella rete urbana dei trasporti.

Le positive percentuali di chi vorrebbe utilizzare il servizio denotano (almeno a parole) una volontà diffusa del cittadino di lasciare a casa il proprio mezzo privato. Manca al momento una risposta con i fatti del gestore dell’infrastruttura che di contro non garantisce sempre puntualità, regolarità e frequenza delle corse, scoraggiando l’utenza.
Deduciamo dai grafici che gli strumenti più richiesti per informare la cittadinanza siano sicuramente i tabelloni da installare nelle zone limitrofe le aree interessate dai lavori, al fine di comunicare eventuali chiusure di strade e i vari stati di avanzamento del progetto;  stessa cosa potrebbe avvenire su internet direttamente sul sito del comune o anche su un sito appositamente dedicato all’Anello Ferroviario.

Googliamo “Anello Ferroviario”: cosa e come comunica il Comune di Palermo?

Abbiamo “incaricato” uno di noi, l’emigrato Francesco che di mestiere fa il service designer, affinchè effettuasse una ricerca approfondita di informazioni sull’opera tra siti e strutture istituzionali, così da verificare l’efficienza comunicativa dei soggetti responsabili dell’Anello Ferroviario.

Vale la pena riportare la sua esperienza, di seguito commentata in prima persona:

Collegato al sito istituzionale subito entro nel panico: ci sono decine di link che ricordano la parte barocca della città costringendo fortemente il mio sguardo da lettore a ricercare una informazione specifica tra una cascata infinita di testi e immagini.

Se digito su Google: “anello ferroviario comune di palermo” – il sito del Comune di Palermo appare come quarto risultato.

Cliccando control- F sul sito comunale verifico se le informazioni siano in prima pagina ma il risultato e’ negativo! Digito ANELLO FERROVIARIO sul motore interno al sito: in questo caso trovo 71 risultati: a parte i primi due, sembrano tutti organizzati in ordine cronologico a partire dal più recente!

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Il primo risultato e’ datato 8 Gennaio 2014 e mi fa sapere che la Regione ha emesso ilfinanziamento di 27 milioni di euro per i lavori di completamento dell’AF !!

Scopro nel documento che ci saranno delle interferenze con la mobilità in aree densamente trafficate. Solo non capisco quando inizieranno i lavori per cui non so quali zone saranno per prima affette dalla creazione dei cantieri e quindi da problemi di mobilità locale!

Seguono decine di altre note che di fatto sono informazioni e attività sull’opera completamente disaggregate tra loro e di difficile comprensione per chi si approccia per la prima volta a questo progetto. Il tutto condito da dichiarazioni qua e là di Sindaco e assessori.

Da questa prima ricerca, dal sito del Comune di Palermo non si evince ad esempio il nome dell’impresa appaltante né si evince la scala di responsabilità relativa a ciascun soggetto e stakeholder (portatore di interessi) responsabili dei lavori. Non capisco quali misure verrano realizzate per mitigare il disagio sulla mobilità, visto che la durata prevista dei lavori é di circa tre anni.

Non vi è una scheda dell’opera dettagliata!

Mi piacerebbe da cittadino e da progettista di servizi (service designer) trovare una mappa e delle visualizzazioni che mi permettano d’avere contezza dell’impatto dell’opera su tutti i stakeholders, in primis sulla qualità della vita dei residenti nei prossimi 5-10 anni e su quella di chi generare ricchezza, le imprese locali, in particolari modo.

Mi interessa capire le ripercussioni previste sul turismo di una città che presenterà cantieri nelle zone più visitate dai turisti e quali misure verranno prese per mitigarne i disagi.

Per quanto riguarda la ricerca di un contatto comunale che mi potesse fornire  informazioni sull’opera e sugli atti amministrativi posti in essere dal Comune, ho trovato l’URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico) http://www.comune.palermo.it/urp.php che per legge dovrebbe occuparsi di questo. Il problema é che bisogna recarsi direttamente in ufficio e non é possibile accedere alle necessarie informazioni in via remota!!! In pratica agiscono da filtro e non viene data la possibilità al cittadino di inviare un feedback, commentare un aspetto che ritiene importante. Non vi è dunque un canale di conversazione a disposizione per la collettività che ritengo fondamentale.

Risulta evidente come non sia questo l’ufficio a garantire l’accesso agli atti ma debba essere il sito del comune – ed il Comune più in generale – a pubblicare online e di default tutti i dati prodotti dalla sua attività amministrativa attraverso gli OpenData. Nella fattispecie utilizzando grafici e tutti quegli strumenti che permettono a chi ne usufruisce di avere una prospettiva olistica dell’ecologia del servizio e non una visione limitata e parziale.

Tenute in conto le dovute differenze e proporzioni, vorrei segnalare questo progetto http://www.kingscross.co.uk/the-development che é un macro-progetto di rigenerazione urbana londinese di 25 anni (e non 3!) e che avrà ripercussioni tali da generare un nuovo CAP in città.

L’aspetto interessante mi pare sia il modo interattivo in cui viene comunicato il progetto, attraverso testi, ma anche video, interviste, mappe e visualizzazioni non convenzionali. Funzionalità perfettamente indicate anche per un progetto di mobilità che insiste particolarmente sulla dimensione geografica e la percezione dello spazio.

Ritengo che l’Amministrazione debba modernizzarsi sotto l’aspetto comunicativo attraverso l’apporto di professionisti esperti di design dell’Informazione – come presento/visualizzo informazioni complesse per renderle di semplice comprensione – e architettura dell’Informazione – come organizzo la geografia di un sito in maniera tale da rendere intuitiva e facile l’esperienza dell’utente che si collega e cerca nel sito le informazioni nella maniera più immediata possibile.

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Un parere più tecnico: le prime versioni dell’Anello e una valutazione da addetti ai lavori

Abbiamo voluto scambiare due chiacchiere con chi “mastica” giornalmente trasporti e potesse fornirci un parere più autorevole e tecnico sull’opera.

L’Ing. Giuseppe Trapani, attuale preside del C.I.F.I. (Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani) sez. Palermo, nonchè Ex Direttore Regionale Trenitalia Sicilia, si è reso immediatamente disponibile. Con lui abbiamo intanto indagato sulla genesi dell’opera:

L’attuale tracciato è una rivisitazione più ampia di un’antica linea (poi dismessa) che collegava la Stazione C.le al Porto, già realizzata e visibile in una mappa della città del 1893.

(fonte: www.lasiciliainrete.it)

Intorno al 1953 venne creato un anello più largo, che raggiungeva lo scalo Sampolo (limitrofo al porto) e consentiva il collegamento diretto dalla Stazione C.le per il solo trasporto merci.

Nei primi anni 90 si pensò di utilizzare questro tracciato anche per il trasporto passeggeri. Venne realizzato un progetto di massima in cui il tracciato esistente si ricongiungeva alla Stazione C.le attraverso una metro-tram di superficie, percorrendo via Roma.

Il nostro intervistato ha mostrato diverse perplessità sull’abbandono di questa soluzione progettuale che avrebbe connesso l’attuale tracciato con la Stazione Ferroviaria di Palermo, connotando l’opera di un alto valore strategico, soprattutto per il collegamento tra nodi di interscambio tra i vari hub trasportistici (porto, stazione c.le, stazione Notarbartolo).

La politica dell’epoca partorì un’opposizione tra diverse linee di pensiero che di fatto non consentirono il completamento della progettazione. La fermata “Porto” non venne realizzata per l’opposizione dell’Ente Porto che vedeva compromessa la viabilità interna della sua area.

Per cui la chiusura venne “interrotta” e, in concomitanza dei Mondiali di Calcio del 1990, vennero istituite nuove fermate come Fiera, Imperatore Federico e Giachery (ultima stazione della linea).

Tornando ai giorni nostri, ci siamo soffermati sul perchè il tracciato non preveda un secondo binario. Secondo l’Ing. Trapani la domanda di mobilità cittadina della zona interessata non giustifica la spesa per la sua realizzazione.

Facendo una rapida proporzione molto approssimativa, saranno spesi circa 150 mln € per realizzare ¼ dell’intero anello, dunque per istituire anche il secondo binario in tutto il percorso il costo finale verrebbe almeno quintuplicato.

Sicuramente, secondo l’Ing. Trapani, un apporto consistente di passeggeri potrà provenire dalla nuova fermata “Libertà”, uno dei punti più distanti dall’hub Notarbartolo, anche per la presenza di uffici e scuole nelle zone limitrofe. I giovani, in tal senso, sono i principali fruitori del servizio esistente.

I convogli all’interno dell’anello circoleranno in un unico senso di marcia. Qualora il traffico passeggeri dovesse aumentare, si potrebbe sempre ricorrere alle stazioni di scambio (Fiera, Politeama) per effettuare corse in entrambe le direzioni.

Proprio la fermata “Libertà”, secondo il nostro intervistato, sarà la prima fermata ad essere realizzata, in quanto andrà realizzata una rampa (e annesse opere accessorie) che consenta l’accesso al binario.

Successivamente egli ipotizza i lavori lungo l’asse Porto – Politeama dove prospetta anche le maggiori criticità. Criticità legate all’impatto dei cantieri su strade ampiamente trafficate per la loro vicinanza al centro cittadino, commerciale e turistico. Si pensi che nel periodo primaverile-estivo almeno due navi da crociera sbarcano settimanalmente al porto di Palermo. L’Ing. Trapani presume che la ditta procederà nei lavori utilizzando la tecnica del cut&cover, per piccoli segmenti, evitando la chiusura totale delle arterie viarie (sebbene questa tecnica comporti la lievitazione dei costi).

Pensiamo al futuro.

L’Anello Ferroviario sarà inanzitutto “digerito” ed apprezzato dalla cittadinanza se e solo se verrà avviato ADESSO un piano di comunicazione attento ed efficace, perchè l’arrivo dei cantieri in città e i conseguenti disagi andranno ampiamente previsti e comunicati.

Ma aspetto fondamentale, legato al funzionamento del servizio espletato, sarà la presenza di una regia. Secondo l’Ing. Trapani, Palermo pecca di un coordinamento centrale che gestisca l’ambito dei trasporti. Potranno essere spesi fiumi di quattrini in opere ambiziose, ma senza le dovute connessioni con gli altri mezzi di trasporto, ogni sforzo di riuscita sarà vano. Si pensi ai servizi navetta annessi alle singole fermate, al ripensamento della rete autobus limitrofa e alla sincronia delle corse, nonchè ad una visione più ampia legata al Piano Urbano del Traffico e alle nuove aree pedonali che sono in via di istituzione. Occorre creare le condizioni affinchè utilizzare quest’opera di mobilità sia conveniente e non “obbligata”.

In tutta questa attività, soltanto la Regione (fornendo indirizzi alle aree metropolitane) e soprattutto il Comune avranno voci in capitolo e molte responsabilità.

Abbiamo ritenuto interessante avere un ulteriore punto di vista, intervistando un dottore di ricerca  in tecnica ed economia dei trasporti dell’Università di Palermo, Ing. Antonino Lo Burgio.

Così come il precedente intervistato, l’Ing. Lo Burgio ha sottolineato come l’Anello Ferroviario, servendo una zona ristretta della città, abbia la necessità di essere perfettamente collegata e sincronizzata con gli altri vettori del trasporto pubblico.

Tuttavia egli si pone la domanda se un investimento tale (ricordiamo 150mln € solo per il primo stralcio) giustifichi una domanda di mobilità locale comunque bassa o di nicchia. In tal caso, la domanda di mobilità va “creata” con appositi provvedimenti strategici da parte di una regia che, secondo l’ingegnere, non esiste ancora.

Come creare “domanda”? Sicuramente disincentivando l’utilizzo del mezzo privato con interventi forti e sanzioni (aumento prezzo del pass per l’ingresso in ZTL, etc.). Senza una volontà politica seria nell’attuare queste misure, qualsiasi investimento rischierà di risultare sprecato.

Viene ancora una volta sottolineato l’aspetto strategico della gestione futura che dovrà prevedere per forza unicità nel titolo di viaggio (tutt’ora assente) tra le diverse tipologie di trasporto, oltre che connessioni intermodali frequenti.

L’anello non è collegato con parcheggi di interscambio e questo viene visto come un grosso limite dal nostro intervistato, in quanto non sarà possibile attivare iniziative commerciali quali park&ride etc. per incentivare l’utilizzo del mezzo ferroviario o altri strumenti della mobilità sostenibile.

A opera ultimata il servizio dovrà avere grande appeal verso i suoi futuri utenti anche per una questione prettamente finanziaria. Senza opportuni ricavi, l’opera difficilmente potrà autosostenersi. Per questo il nostro intervistato auspica frequenze molto alte.

Infine, un suggerimento commerciale: nella fase iniziale di messa in servizio dell’opera, occorreranno promozioni, sconti e iniziative per far utilizzare l’Anello Ferroviario e farlo conoscere ai suoi futuri passeggeri, così da mostrarne pubblicamente la funzionalità e l’utilità anche a coloro che, sulla carta, non penserebbero mai di fruirne.

Considerazione finale

Scorrendo questo report nascono tante piccole/grandi riflessioni, che in qualche modo lasciamo metabolizzare al lettore durante la lettura dei paragrafi.

L’Anello Ferroviario non è un’infrastruttura che da sola risolverà i problemi di mobilità a Palermo . E’ soltanto un tassello di un puzzle più grande che prevede altre opere, altri interventi e soprattutto soggetti istituzionali. Proprio quest’ultimi avranno in grembo la più grossa responsabilità, che non sarà la mera realizzazione dell’opera, ma la sua gestione e conservazione.

Da questo monitoraggio apprendiamo che il principale problema avvertito dalla collettività è la capacità di gestione delle infrastrutture, non tanto la loro realizzazione. Un giudizio dettato dall’esperienza?

E proprio in queste attività di revisione si comprendono le vere difficoltà degli appalti pubblici dove ogni attore viaggia a velocità diverse ed è veramente difficile sincronizzare tutti secondo un piano programmatico e preciso.

Basti pensare che in un’area metropolitana come quella palermitana non esiste una mappa delle sottoreti (cavi elettrici, telefonici, tubature, ecc.) giusto per fare un esempio. Una negligenza amministrativa stratificata nei decenni passati che oggi paghiamo in termini di incognite e aggravio dei costi nelle progettazioni.

Manca decisamente una visione generale e lungimirante dei territori che porta i governi locali a procedere spesso con soluzioni tampone disconnesse dal contesto, fisico e sociale.

Ma la più grande zavorra riscontrata è la straordinaria capacità della legge di poter “azzoppare” un intervento infrastrutturale di queste proporzioni rallentandone infinitamente la sua esecuzione procedurale, fino a renderlo obsoleto nel momento in cui lo si realizza.

 

 

Lucania s’è desta per Monithon 2014

Vivo a Potenza dalla nascita, e sento di non sbagliare se dico che nella mia regione, la Basilicata / Lucania (come preferite) da qualche anno qualcosa si muove. Un movimento lento e un po’ sotterraneo, defilato, come è costume delle mia gente (“Il lucano, più di ogni altro popolo, vive bene all’ombra“, diceva Sinisgalli) ma di giorno in giorno più evidente. Abbiamo deciso, in pochi concitati giorni e dopo uno scambio di concitati brevi tweet, di aderire a Monithon, una delle cose più mobilitanti che si potevano fare per celebrare l’Open Data Day 2014. E’ stata determinante la collaborazione di Apofil, l’agenzia di formazione ed orientamento della provincia di Potenza, che ha tirato dentro le scuole, perchè il monitoraggio civico si impara da piccoli.
Ma ci sono rivoli ed addentellati di gruppi di cittadini partiti prima, o durante, o subito dopo di noi.
Provo a riassumere.

Monitoraggi organizzati con Apofil e con le scuole (per info – Ida Leone o Franca Coppola):

Monitoraggi organizzati da gruppi di cittadini:

Tutti i monitoraggi, in particolare quelli che hanno a che fare con i beni culturali, sono realizzati a sostegno della candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura per il 2019.

Foto di Donato Fusco.

 

11 punti per l’identikit del monithoner perfetto

Quando prepariamo una torta e la mettiamo in forno è fondamentale controllarla periodicamente per verificare che la cottura vada a buon fine e che l’impasto lieviti per bene. In quell’istante stiamo “monitorando”, ovvero verifichiamo che il risultato ottenuto sia conforme alle nostre attese.

Allo stesso modo, quando paghiamo le tasse (che sono un pò come gli ingredienti della nostra torta) abbiamo il diritto di ricevere dei servizi funzionanti, ovvero il godimento della torta stessa, calda e morbida.

Sebbene possa sembrare un paragone alquanto astratto, ricevere un servizio pubblico è frutto di una serie di azioni e attività programmate, inserite in un arco temporale e portate avanti da precise figure professionali, posto un budget predefinito.  Non tutti ancora percepiscono tale iter, dando per scontato che qualsiasi opera pubblica realizzata sia in realtà la reincarnazione della perfezione e dunque risponda ad ogni singola esigenza collettiva, anche la più maniacale.

In realtà ogni step progettuale è ideato e gestito da uomini (non da macchine) e può contenere bug, incoerenze o può necessitare di modifiche in corso.

Per tali ragioni, e per tante altre, i cittadini non devono subire passivamente questi eventi, rendersi partecipi alla vita della propria città monitorando ciò che avviene sotto il portone di casa, mantenendo il profilo di utilizzatore finale, non di progettista.

Nella personale esperienza ho riscontrato una serie di caratteristiche ricorrenti tra coloro che io mi sento di definire dei “cittadini monitoranti“. L’elenco delle peculiarità seguenti è assolutamente personale e servirà al lettore, quasi per gioco, ad identificare in se stesso e nei propri conoscenti quell’anima “monitorante” che auspico venga coltivata in ogni abitante di una “civitas”:

  1. attaccamento al territorio: soltanto chi ha a cuore le sorti della propria terra sarà interessato a conoscere cosa avviene nel proprio territorio
  2. curiosità: è l’ingrediente che muove il mondo. Avere una buona dose di curiosità distingue un cittadino comune da un altro che non subisce passivamente tutto ciò che lo circonda
  3. spirito di osservazione: saper scatenare la propria curiosità a partire dall’osservazione anche di un piccolo dettaglio genera meccanismi virtuosi di ragionamenti che inducono ad informarsi, documentarsi ed esprimere opinioni oggettive.
  4. oggettività: un buon cittadino monitorante non ragiona con pregiudizio e in preda alla disinformazione. Viceversa, prova a documentarsi quel tanto che basta per poter esprimere il proprio punto di vista.
  5. disponibilità al movimento: monitorare significa anche essere disposti a spostarsi per osservare o reperire un’informazione. Nessuna informazione cadrà dal cielo o si troverà magicamente stampata all’interno della nostra buca delle lettere. In genere, i ciclisti sono molto avvantaggiati in tal senso, perché dal loro mezzo riescono ad avere maggiore libertà di movimento e capacità di osservazione a 360°.
  6. passione: è innegabile che un pizzico di passione sia indispensabile. Essa può essere declinata in base alla propria formazione professionale (ad esempio è inevitabile che un ingegnere dei trasporti segua l’evoluzione del tram sotto casa), alle proprie attitudini (un ciclista sarà vigilante sul grado di sicurezza della pista ciclabile appena realizzata) o semplicemente alle sorti del proprio territorio.
  7. “diffidenza”:  scritto tra virgolette perché si intende quella diffidenza dal recepire come “vera” ogni informazione che si riceve dall’esterno (giornali, media, politica).
  8. capacità relazionali: sebbene non sia richiesto fare dei provini televisivi, saper reperire informazioni o proporre delle idee implica contatti umani (responsabili di aziende, assessorati, uffici etc) che vengono compromessi nel momento in cui non ci si pone con la giusta dose di rispetto per la disponibilità e la  professione altrui.
  9. propositività: lamentarsi è una attività fine a se stessa qualora non accompagnata da un’indicazione o un suggerimento propositivo. Saper muovere una critica implica una serie di condizioni di cui al punto 4, 7 e 8, ma generalmente accompagnare ad essa un’idea o una visione aiuta a comprendere il motivo della critica stessa. Più in generale, essere propositivi agevola i rapporti umani con gli interlocutori e il raggiungimento di un obiettivo nel minor tempo possibile.
  10. condivisione: un cittadino monitorante deve saper condividere le informazioni in suo possesso con altre persone, al fine di intercettare diversi punti di vista e avviare un confronto oggettivo sulla questione. Ancorarsi sulle proprie posizioni spesso scaturisce osservazioni sterili o superficiali.
  11. costanza: l’ingrediente fondamentale che sta alla base dei 10 punti precedenti. Monitorare qualcosa non lo prescrive il medico e implica una serie di circostanze e contesti che possono indurre a perdere facilmente la pazienza. Perseverare in tal senso è l’unico modo per provare a ottenere le risposte desiderate.

E non dimenticate una macchina fotografica!

Giulio Di Chiara

(foto by http://www.siamoalcompleto.it/)