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Risvegliare il senso civico con un “monithon”

L’ 80% dei cittadini italiani, tra un’apatia politica e un disservizio sotto casa, finisce quasi sempre per disinteressarsi completamente della vita della città, subendo passivamente i cambiamenti che si avvicendano. Non che questa apatia diffusa sia sempre ingiustificata…

Ma andando al nodo della questione, la vera sfida che noi cittadini possiamo lanciare a noi stessi è: “come ci riappropriamo dei nostri territori?”.

Responsabilizzandoci.

Da più di 6 anni faccio attività di monitoraggio a Palermo sui temi della mobilità e delle infrastrutture con Mobilita Palermo. Da qualche mese invece ho piacevolmente scoperto che a livello nazionale qualcosa si muove, grazie ad OpenCoesione e Monithon che permettono alla signora Maria Catalano del piano di sotto di scoprire autonomamente come vengono spesi parte dei fondi pubblici (OpenCoesione) e rilasciare un giudizio critico/propositivo su un determinato intervento (Monithon).

Ho subito rilanciato la sfida proponendo un monithon su un’opera ferroviariaun monitoraggio concentrato in una giornata, richiamando alle armi amici e colleghi più o meno distanti al tema della mobilità ferroviaria, cercando di verificare la loro disponibilità al contagio.

Voglio raccontare qui le mie sensazioni positive in merito, senza che queste abbiano la pretesa di divenire bibbia, bensì possano servire da spunto per ulteriori contributi e confronti. Sebbene le amministrazioni centrali abbiano l’assoluto dovere di programmare al meglio i fondi pubblici e fungere da “controllori” sulla corretta attuazione di ogni singolo intervento, noi cittadini non possiamo certo esimerci dall’essere partecipi nel processo verificando la presenza di eventuali anomalie e effettuando le giuste osservazioni e pressioni laddove necessario.

Nella mia personalissima esperienza, quando coinvolgi gente apparentemente disinteressata, bisogna “giocare” d’anticipo come in un gioco di ruolo per raggiungere il proprio obiettivo, il coinvolgimento appunto. In primis, devi mostrare tutto il tuo entusiasmo per catturare la loro attenzione nei primi 10 secondi di conversazione. Non puoi pretendere che balzino sulla sedia per una cosa che disconoscono quasi completamente.

Bisogna fargli traguardare subito l’obiettivo, cosicchè non pensino sia la solita perdita di tempo e continuino a dedicarti minuti della loro attenzione. Nel mio caso, il fine annunciato era la produzione di una ”pagella” dell’opera infrastrutturale Anello Ferroviario, utile agli spostamenti intraurbani. Ciò fatto, si è innescato quasi automaticamente nei miei interlocutori il desiderio di poter esprimere un giudizio in merito (che forse è lo sport più diffuso in Italia), con la convinzione che questo avesse il giusto eco e spazio nella pubblicazione finale.

Catturata l’attenzione, non bisogna spaventarli con compiti e fatiche da compiere (è pur sempre un’attività ritagliata in momenti liberi della giornata), ma spiegar loro il ruolo che dovranno ricoprire (chi intervista? chi scrive? chi si occupa di approfondire la vicenda amministrativa? e quella finanziaria?). E’ sicuramente un buon modo per responsabilizzarli e farli sentire importanti e partecipi alla causa.

Così, quando i monitoranti sono in procinto di gonfiarsi il petto pronti a sparare fuori tutto ciò che avrebbero sempre voluto dire, bisogna fermarli e guidarli un attimo: per poter giudicare, meglio informarsi un pò di più. E’ un passaggio indispensabile per un monitoraggio corretto, nonchè un rischio grande da correre, perdere la loro disponibilità. In tal senso, ritengo che un gruppo di monitoraggio debba avere sempre qualcuno al timone.

Tornando al reperimento delle informazioni, per i neo-monitoranti è importante facilitarli nell’organizzazione di incontri e interviste, magari fornendo loro i contatti utili o le attrezzature occorrenti. In questo modo potranno concentrarsi sui nodi principali da sviscerare. Se l’intervistato scelto risulterà competente e disponibile, sarà decisamente più facile lasciare che le informazioni escano fuori dal discorso che sarà nato nel frattempo.

L’amico monitorante sarà in qualche modo “inondato” e affascinato da racconti, analisi e ricostruzioni che lo aiuteranno a rivedere il proprio punto di vista, a smontare o confermare la propria tesi iniziale. Durante questa attività avrà metabolizzato informazioni terminologie che fino a poco tempo prima ascoltava con distacco e interesse, creando i giusti collegamenti: capitolato d’appalto, ente appaltante, stato avanzamento lavori, responsabile unico progetto, etc. etc.

Il coinvolgimento darà i suoi frutti poi nelle conclusioni finali che sicuramente terranno conto di questa nuova esperienza e di una presa di coscienza maggiore sul tema.

La chiusura del cerchio si otterrà con una positiva valutazione dell’esperienza che, nella migliore delle ipotesi, porterà l’amico monitorante a sollecitare le amministrazioni competenti nei casi in cui si verifichino disservizi o anomalie, pretendendo più in generale che gli obiettivi prefissati dalle istituzioni siano perseguiti correttamente nei tempi stabiliti.

Più nel quotidiano, potrà sentirsi orgoglioso di spiegare alla moglie il perchè l’Anello Ferroviario è un progetto con 9 anni di ritardo, notizia appena lanciata superficialmente nel tg delle 13:30, mentre la famiglia era seduta a tavola davanti un piatto di spaghetti fumanti.

Questa ricostruzione è un pò il caso limite, il meglio che a mio avviso possa verificarsi. Se ci riflettiamo, soltanto quando siamo preparati su un argomento riusciamo ad essere protagonisti in un dibattito. E soltanto quando abbiamo compreso fino in fondo il perchè di un fatto siamo più propensi ad approfondirlo. Riscoprire interesse verso temi apparentementenon convenzionali è un’attività propedeutica ad una maggiore cognizione collettiva della città e delle scelte strategiche applicate ad essa dalle amministrazioni.

Ma visti i tempi e i contesti attuali, non possiamo pretendere che i cittadini approccino sempre e volontariamente il mondo che gravita attorno la vita di un centro urbano, motivo per cui ricorrere ad attività strutturate e guidate come il monitoraggio può essere un ottimo punto di partenza.

Non ci sono obiettivi numerici da raggiungere. Ogni cittadino in più che verrà coinvolto sarà il risultato.

Controllare il controllore è la vera sfida e spetta a noi.

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